domenica,Dicembre 8 2024

La meglio gioventù

La meglio gioventù vibonese è cibata a pane e 9x21. Con tutto il carico di filmografie criminali, di padri e padroni cattivi insegnanti, di scuole e istituzioni assenti. Il futuro sono i nostri giovani. Vedetela come volete, ma il futuro non è nient'altro che questo. 

La meglio gioventù

Lungi dal voler essere questa una riflessione moralista e strumentale. No, il tempo delle chiacchiere vuote, delle parole antimafiose, spettacolari e militanti, degli sgomenti e delle finte-ferme condanne è finito ormai. Qui c’è una meglio gioventù che sta continuando il lavoro di padri e parenti, di filmografie eccitanti e di mal’insegnamenti. Qui c’è una meglio gioventù cibata a pane e 9×21. E gira armata. Per divertimento e per prepotenza. Perché “tu no sai cu su io” e cose del genere.

Dare contro a questi ragazzi, trattarli alla stregua di malandrini senza arte né parte, puntare il dito contro la meglio gioventù non è certamente la migliore soluzione. Perché qui l’errore sono i “grandi”. I maturi, quelli che dovrebbero dare e dire e non lo fanno. Non solo le famiglie, ma anche e soprattutto le scuole, le istituzioni, la politica, la chiesa e tutti quei luoghi deputati alla crescita. Questi ragazzi sono solo il prodotto di una società malata, il risultato del menefreghismo, della mancanza di attenzioni. Questi ragazzi sono quelli che sotto la spinta dei professori urlano sotto Natale che “le scuole fredde”, che ci vogliono i termosifoni per riscaldarsi sì, ma dal freddo delle proprie anime. Non capiscono, però, che un giorno in meno a scuola e un giorno in più dedicato alla noia, mascherata da 5 euro della colazione giocati alle scommesse sportive, da caffè al bar con “saluti e salutamu”. Da strette di mano col bacio sulla guancia, da passeggiate braccio sotto braccio. 

Il futuro sono i nostri giovani. Vedetela come volete, ma il futuro è nient’altro che questo. Si dirà: non tutti sono come Salvatore Barbieri, che per una banale lite prende una pistola e spara un suo coetaneo. Si, è vero. Non tutti sono come lui. Non lo sono perché molti dei nostri giovani tra qualche anno penseranno, sotto spinta dei loro genitori, che qui in Calabria i Salvatore Barbieri ci resteranno per sbagliare, mentre i più intelligenti se ne andranno via lontano per non guardare, tornando felici per le vacanze di Natale e in estate. Perché di Calabria si muore.

Spara ad un coetaneo dopo una lite, 19enne arrestato a Vibo

Chissà quanta gente, quanti ragazzi, quanti adulti, staranno adesso pensando che si, forse, Giuseppe Raffa se l’è meritata quella pistolata. O se non lo stanno pensando, vergognandosi al sol pensiero, chissà in quanti staranno riflettendo sull’eventualità che l’episodio successo a Giuseppe possa capitare a chiunque alle nostre latitudini. E, cosa ancora più grave, la riflessione porta al silenzio. Come la vecchia che spia la strada dalle persiane in penombra di casa sua, così come nell’era virtuale, tutti cliccano su post e notizie per saperne di più, senza mai schierarsi apertamente a favore della libertà.

Già, la libertà. Questa sconosciuta.

Cosa sia passato nella testa di Salvatore non è possibile saperlo. Ma possiamo immaginarlo. L’oggetto della contesa pare sia una ragazza. Mia, tua, sua. Già un pessimo segnale, senza parlare di maschilismo. No, si parla di legittimazione della proprietà. Che può essere la ragazza, come il pezzo di terra confinante o lo sguardo cattivo per un parcheggio rubato. Tutto ciò che è mio è mio. E va difeso con qualunque mezzo. L’onta e il disonore “sanno” da lavare col sangue. Quindi? Quindi prendo una pistola, che posseggo o so dove trovarla, e ti vengo a cercare. E più c’è gente intorno e più l’adrenalina sale, più persone vedono e migliore sarà l’efficacia del mio messaggio. Io rischio l’ergastolo per una parola da difendere, tu rischi la vita per una ridicola banalità. 

Ricordo ancora la storia di Michele Brogna, ucciso nel buio e nel freddo di una contrada vibonese da un coetaneo. Ucciso proprio per una parola da difendere. Non è ‘ndrangheta. Ma ‘ndranghetismo. E fa più paura.

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