Vibo, la crisi del centro storico e il turismo (solo) stagionale. Gelanzè: «Difficoltà irrisolte»
Negozi chiusi e abbandonati, una stagione turistica limitata al periodo estivo. L’intervento dell’architetto vibonese: «La nostra città ben lontana dagli standard minimi essenziali di chi volesse anche solo pensare ad uno sviluppo delle sue intrinseche potenzialità»
La crisi in cui versa il centro storico di Vibo Valentia ma anche le (ancor lontane) prospettive di sviluppo turistico per il comprensorio. I temi sono stati affrontati da Cesella Gelanzè, architetto. Ne riportiamo il contenuto.
«Sarà capitato a molti di imbattersi per strada in gruppetti di turisti che con desiderio evidente di vedere e di conoscere, com’è naturale che sia, si avventura in lunghe escursioni tra le vie della città. Il centro storico è la meta ovviamente prediletta. E qui la prima sorpresa, ma ne abbiamo già parlato, quando il suo ingresso si presenta loro nella sua squallida sequenza di negozi chiusi e abbandonati anche nella manutenzione. Spuntano in successione gradualmente, i primi prospetti di quelle che in passato sono state costruzioni testimoni del loro tempo dal punto di vista architettonico, ognuna con la sua storia e il suo vissuto. Ha una narrazione variopinta la nostra città , le radici greco-latine la ancorano ad un passato antico e importante, ma non sufficientemente si parla di quello che è seguìto, se escludiamo il castello che svetta in cima e che sarebbe stato impossibile dimenticare, com’è avvenuto invece appunto, per importanti palazzi aristocratici, pregni di storia, testimoni di accadimenti di cui la nostra città dovrebbe andar fiera e soprattutto di una bellezza che il tempo e l’abbandono non sono riusciti a cancellare. Alcuni di loro sono tuttora vissuti dai rispettivi proprietari che ne mantengono l’originario fascino aristocratico, con le corti e i giardini di pertinenza magnifici e residui polmoni verdi di una città che da tempo ha deciso di recidere con il passato. Come se un altro popolo l’avesse occupata, i viali alberati e i parchi, i chioschi eleganti, i bar graziosi e ornati di fiori vivono ora solo nelle vecchie fotografie collezionate, meno male, da nostalgici dell’amor perduto……Noi le ammiriamo con meraviglia, ma ai turisti non possono bastare. È un album fotografico che occorre, anzi urge riportare in vita. L’imprenditoria da qualche anno ci sta lavorando ad opera di giovani pieni d’entusiasmo che hanno trasformato, rivitalizzandoli, i bassi di vecchi edifici affidandosi all’arte dell’accoglienza enogastronomica accurata e tipica. Grazie a loro qualche turista si attarda anche nella nostra città movimentando l’offerta culturale di cui la buona cucina accompagnata da buon vino, rappresenta un’emanazione. È una voce importante dell’economia il turismo, rappresenta il 30% delle esportazioni commerciali mondiali, dunque rappresenta una risorsa importante che il nostro territorio non può trascurare. Itinerari studiati che accostino alle visite a musei, la scoperta delle tradizioni locali e di luoghi storici che abbiano interesse significativo, attirano ormai un pubblico anche giovane.
E la categoria del turismo balneare? Interessa il tratto di costa forse più bello della nostra regione e appartiene alla nostra provincia…. E siccome conosciamo bene le spiagge e il mare caraibico che a pochi chilometri bagnano anche la costa del nostro comune, possiamo evitare di soffermarci oltre. Purtroppo si tratta però, di un turismo stagionale limitato per lo più ai mesi estivi e si accompagna comunque in provincia a breve distanza, a località che regalano suggestivi panorami montani, dove la natura si vive in pienezza e a pieni polmoni. Esiste anche inoltre il turismo congressuale che ha visto l’Italia superare il Regno Unito nel 2021, tempo fa presente anche in città grazie a strutture ricettive con la loro storia, create da coraggiosi imprenditori visionari a cui si sono succeduti gli attuali altrettanto intrepidi. E l’elenco non terminerebbe qua, ma comprende le tipologie per ora, a cui il nostro comune può lavorare in termini di sviluppo, per creare un’offerta che soddisfi le esigenze dei viaggiatori. Emergono purtroppo tutte le difficoltà irrisolte che mantengono la nostra città ben lontana dagli standard minimi essenziali di chi volesse anche solo pensare, ad uno sviluppo delle sue intrinseche potenzialità. Restano le vie buie di quello che fu un borgo medioevale con la sua storia e i suoi affacci panoramici che caratterizzano gli insediamenti arroccati su alture per motivi di difesa, i palazzi abbandonati, testimoni di periodi storico-artistici importanti che hanno lasciato il segno anche nella nostra città, con le pertinenze e i giardini che continuano a regalarci eleganza, cultura, bellezza….Vibo è tutto questo anche, impariamolo e recuperiamolo, sarà come riappropriarsi di noi stessi».
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