martedì,Aprile 23 2024

Rinascita Scott: Mantella fra logge deviate e magistrati da avvicinare

Il collaboratore di giustizia ha anche raccontato dell’anomalo interrogatorio a Napoli da parte di due agenti della Dia interessati alle dichiarazioni già rese sui “colletti bianchi”

Rinascita Scott: Mantella fra logge deviate e magistrati da avvicinare
Nel riquadro il collaboratore di giustizia Andrea Mantella
Giancarlo Pittelli

Massoneria deviata, sentenze comprate ed una convocazione anomala da parte di due sedicenti funzionari della Dia. Andrea Mantella continua a vuotare il “sacco” nel processo Rinascita-Scott e le sue dichiarazioni chiamano oggi in causa pezzi importanti dell’avvocatura, della magistratura ed anche della politica. Nell’aula bunker di Lamezia Terme, dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia, rispondendo alle domande del pm della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci, il collaboratore è tornato a parlare dell’avvocato – ed ex senatore di Forza Italia – Giancarlo Pittelli che, secondo Andrea Mantella, faceva parte di una loggia coperta. Era nella massoneria insieme a Ugo Bellantoni e Santo Lico. E’ stato Micuccio Macrì quando ero detenuto insieme a lui nel carcere di Cosenza a dirmi che nella loggia coperta c’erano Pantaleone Mancuso, detto Vetrinetta, Giovanni Mancuso, Antonio Mancuso, Carmelo Lo Bianco ed il giudice Elio Costa”. Per la prima volta, dunque, Andrea Mantella ha tirato fuori in aula il nome dell’ex sindaco di Vibo Valentia, Elio Costa, il quale (a suo dire) avrebbe preso parte ad una loggia massonica deviata. Ma non è il solo nome tirato in ballo (da sottolineare che Elio Costa non è indagato in Rinascita Scott).
L’avvocato Pittelli è sempre stato visto – ha aggiunto Mantella – come uno che aggiustava i processi e grazie a lui l’hanno fatta franca nel processo Nuova Alba personaggi come Francesco Michelino Patania, detto Cicciobello, e Pino Barba, detto Pino Presa. Per tale processo che vedeva alla sbarra il clan Lo Bianco-Barba e nel quale ero coinvolto pure io – ha ricordato il collaboratore – si è creato un sistema e c’è stata una compravendita grazie a perizie fasulle. Gente come Francesco Patania e Pino Barba hanno sborsato 50mila euro a testa e i soldi sono stati consegnati all’avvocato Pittelli. Altri come Nazzareno Lo Bianco, detto Giacchetta, grazie al dentista e massone deviato Eramo Facciolo, che era pure intraneo al clan Lo Bianco e si è prestato a firmargli certificati medici fasulli, ha ottenuto la scarcerazione”. Il dentista Eramo Facciolo non risulta indagato in Rinascita Scott. [Continua in basso]

Andrea Mantella nel corso della sua deposizione ha anche fatto il nome dell’ex giudice del Tribunale di Vibo, Patrizia Pasquin (non indagata). Secondo il suo racconto, a recarsi insieme in Tribunale a Vibo sarebbero stati l’avvocato Giancarlo Pittelli e il boss Saverio Razionale. “Pittelli è andato a parlare con il giudice Pasquin, mentre Razionale – ha riferito Mantella – è rimasto fuori dalla porta ad attendere”. Motivo della visita, secondo il collaboratore, il tentativo di salvare giudiziariamente il nipote di Razionale, Gregorio Gasparro, e Biagio Vinci. Ricordo l’episodio delle armi o droga rinvenute a Gregorio Gasparro e Biagio Vinci, che poi lo stesso Gasparro ha ucciso nella cabina telefonica. In quella circostanza, per quanto riferitomi da Razionale, l’avvocato Pittelli gli disse che uno dei due – ha spiegato ancora il collaboratore – doveva rimanere dentro mentre l’altro avrebbe dovuto addossarsi le colpe. L’avvocato gli disse di decidere se far restare dentro Vinci o il nipote Gasparro e Razionale fece uscire il nipote”.

Per quanto riguarda, invece, l’omicidio di Biagio Vinci – che Andrea Mantella attribuisce a Gregorio Gasparro (non indagato per tale fatto di sangue nell’inchiesta Rinascita-Scott) – lo stesso risale al 14 febbraio 1996 quando l’allora 24enne venne ucciso a Vibo in via Santa Maria dell’Imperio all’interno di una cabina telefonica, nei pressi di un’edicola, con sei colpi di rivoltella calibro 38. Biagio Vinci aveva precedenti per spaccio e detenzione di armi ed il suo omicidio resta tuttora impunito.

Saverio Razionale

In altra occasione, invece, il boss di San Gregorio d’Ippona Saverio Razionale si sarebbe recato in Tribunale a Vibo “per picchiare il procuratore Laudonio poiché – ha riferito Mantella – aveva osato non avvisare Razionale di avergli messo il telefono di casa sotto controllo. Razionale mi disse di essere entrato nella stanza di Laudonio per picchiarlo, ma la cosa non venne denunciata”. Secondo Andrea Mantella, l’allora procuratore Laudonio (che è bene precisare non è indagato in Rinascita-Scott) sarebbe stato vicino ai Mancuso ed in particolare a Pantaleone Mancuso, detto Vetrinetta. Anche Carmelo Lo Bianco – ha dichiarato ancora Mantella – aveva amicizia con Laudonio tramite un costruttore. Laudonio era nelle mani di mani Pantaleone Mancuso, Vetrinetta, tanto che per l’operazione Asterix io, Francesco Scrugli e Paolino Lo Bianco abbiamo tentato di arrivare al procuratore”. Mantella ha quindi invitato lo stesso pm a non meravigliarsi di quanto da lui stesso raccontato poiché a Vibo, con molto ritardo rispetto a Reggio Calabria, “si sta venendo a conoscenza solo ora di una vera e propria piovra con tanti tentacoli”. [Continua in basso]

L’interrogatorio di Mantella e i sedicenti investigatori della Dia

Il collaboratore ha poi raccontato della convocazione per un interrogatorio del tutto “particolare”. Pur senza la presenza di alcun magistrato, Mantella sarebbe stato infatti chiamato dalla Dia di Napoli per rendere dichiarazioni dinanzi a due investigatori che la Dda di Catanzaro avrebbe già individuato. Investigatori interessati a carpire da Mantella informazioni già rese ai magistrati antimafia con l’inizio della collaborazione con la giustizia. “Senza verbalizzare nulla – ha raccontato oggi Mantella – i due sedicenti agenti della Dia mi chiesero se avessi già fatto il nome di Petrini, di Chiaravalloti, di Pittelli, di politici come Nazzareno Salerno, di Luigi Mancuso, di Rocco Anello e di diversi avvocati. Mi accorsi che c’era qualcosa di anomalo che non andava, tanto che alla fine vennero verbalizzate – ha concluso il collaboratore – solo le mie dichiarazioni su Sgromo. Erano curiosi di sapere quale fosse la mia località protetta, cosa che la scorta non disse loro. Più che della ‘ndrangheta erano interessati a sapere di quali professionisti avevo già parlato”.

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