Bartolomeo Arena e la ‘ndrangheta a Piscopio, dalla vecchia società al nuovo locale
Dallo schiaffo dato ad un Mancuso alla lite in piazza Municipio a Vibo di Battaglia con soggetti di Sant’Onofrio. Dai legami con San Gregorio alle prime piantagioni di marijuana
Dallo schiaffo ad un Mancuso alle difese di Bartolomeo Arena da parte di Rosario Battaglia in piazza Municipio a Vibo sino ai componenti della vecchia società di ‘ndrangheta di Piscopio. C’è anche questo nella deposizione del collaboratore di giustizia, Bartolomeo Arena, che ha deposto nel processo per l’omicidio di Antonio De Pietro di Nicotera, impiegato della direzione provinciale del lavoro di Vibo Valentia, freddato a colpi di pistola nei pressi del cimitero di Piscopio l’11 aprile 2005. Sul banco degli imputati ci sono Rosario Battaglia, 38 anni, e Michele Fiorillo, 36 anni, alias “Zarrillo”, entrambi di Piscopio. “Il gruppo conosciuto come Piscopisani – ha affermato il collaboratore – erano tutti ragazzi e io li conoscevo da quando erano minorenni, erano già ragazzi che si facevano valere, avevano gli attribuiti, perché onestamente il fegato 1’avevano in quel contesto criminale. Michele Fiorillo, detto Zarril1o, per esempio, aveva dato pure uno schiaffo a uno dei Mancuso, faccio un esempio. Erano ragazzi che non avevano paura di nessuno. Poi si erano affacciati pure per quanto riguarda il traffico di droga e poivia via sono cresciuti, anche a livello ‘ndranghetistico. Avevano rapporti sempre con Francesco Antonio Pardea e con Salvatore Morelli per quanto riguarda la droga e se non erro hanno fatto pure insieme una volta un grosso furto di marijuana”. [Continua in basso]
Quindi il racconto sulla conoscenza diretta da parte di Bartolomeo Arena di alcuni fra i Piscopisani: “Io ai Piscopisani nelle persone di Rosario Battaglia, Rosario Pulcino, Michele Fiorillo, li conoscevo molto prima e li ho conosciuti a prescindere da Pardea e da Morelli. Perché io frequentavo tantissimo Fortunato Mantino, che sarebbe lo zio di Rosario Battaglia e di Rosario Pulcino, perché la moglie di Fortunato Mantino, che era uno ‘ndranghetista, poi purtroppo nel tempo si è ammalato, oggi non so se sia in vita o meno, lui era sia lo zio di Rosario, di tutti e due, Rosario Battaglia e Rosario Fiorillo, perché la moglie di Fortunato Mantino è una Fortuna e quindi di conseguenza è la sorella sia della mamma di Rosario Battaglia, sia della mamma di Rosario Fiorillo, detto Pulcino ed è anche suocero di Salvatore Tripodi, della cosca di Porto Salvo. Li conoscevo da minorenni io. Perché quando c’era un compleanno della moglie di Fortunato Mantino, a me spesso mi invitavano alle feste di compleanno. Quindi li ho conosciuti proprio a livello di amicizia. Fortunato Mantino è una conoscenza prima che con me, della mia famiglia e basti pensare che la mamma di Fortunato Mantino e un fratello o una sorella dimoravano a Vimercate, in provincia di Milano e lì c’era pure mio zio che addirittura faceva parte del Locale all’epoca di Vimercate. Perché c’era una società di ’ndrangheta pure a Vimercate.
A Rosario Battaglia e a Rosario Fiorillo li conosco da almeno vent’anni. E poi tramite loro ho conosciuto pure a Michele Fiorillo, Zarrillo. Erano cresciuti insieme Michele Fiorillo, Zarrillo, Rosario Battaglia, Rosario Fiorillo detto Pulcino, il fratello Enzo Fiorillo, che chiamano Bim Bum Bam, i La Bella, tipo Benito La Bella, erano tutti ragazzi che si erano cresciuti insieme, da piccolissimi. Li vedevo proprio, li conoscevo questi ragazzi, perché poi io li incontravo. Dopo che ci vedevamo a queste feste, con Rosario Battaglia addirittura cantavamo al karaoke io, lui, Orazio Mantino, suo cugino, quindi li conoscevo benissimo”.
Battaglia prende le difese di Arena
“Rosario Battaglia – ha ripreso il racconto Bartolomeo Arena – era quello che ho rispettato di più di tutti e con il quale c’erano più rapporti. Era talmente era stretto il rapporto di amicizia tra me e Rosario Battaglia, che una volta Rosario Battaglia per me in Piazza Municipio si è bisticciato con i fratelli Greco di Sant’Onofrio solo perché sapeva che già negli anni passati io ero stato in carcere proprio perché avevo sparato a questi Greco. Questo per dirvi 1’amicizia che c’era tra me e Rosario Battaglia. E questo è inedito perché mi pare che non l’ho detta mai questa cosa. Oggi sono un collaboratore, però prima non ci possiamo dimenticare di come erano le cose”. [Continua in basso]
I legami dei Piscopisani con San Gregorio
Bartolomeo Arena si è anche soffermato sui legami fra alcuni componenti del clan dei Piscopisani con il gruppo di San Gregorio d’Ippona. “Il nuovo gruppo dei Piscopisani ha trovato la strada libera perché uno deve dire la verità, parlando adesso da collaboratore vi dico naturalmente sempre in un contesto sbagliato, però criminalmente il gruppo si è fatto valere, hanno dimostrato di essere capaci, si sono messi a fare droga, a fare tantissime altre azioni criminali, si sono legati tantissimo a Saverio Razionale, al gruppo di San Gregorio, anche perchéMichele Fiorillo, detto Zarrillo, lui è permetà di Piscopio e per metà di San Gregorio; perché suo padre è di Piscopio, però la mamma è una Giofrè, prima cugina di Gregorio Giofrè, detto Nasone”.
Vecchia e nuova ‘ndrangheta a Piscopio
Secondo Bartolomeo Arena, il gruppo di ragazzi di Piscopio che si stava facendo valere a livello criminale, viene prima “battezzato” nel vecchio locale di ‘ndrangheta di Piscopio e poi chiedono nel 2009 l’apertura di un nuovo locale. “Hanno chiesto il permesso a Polsi, al Crimine di Polsi. Però quando 1’hanno fatto – spiega il collaboratore – loro erano già degli ’ndranghetisti, non è che uno va ad aprire un locale da contrasto onorato, vi faccio un esempio. Per aprire un Locale vuol dire che già qualcuno delle doti di ’ndrangheta le aveva loro date. Quindi quando loro hanno aperto il Locale a Piscopio, stiamo parlando del 2009, 2010, non è che Battaglia e Fiorillo non fossero già affiliati, erano ovviamente già affiliati. Poi aprendo il Locale di ‘ndrangheta hanno ricevuto magari altre cariche, però erano già affiliati nel locale di appartenenza. Perché non è che non c’erano le persone, gli uomini che potevano affiliare a Piscopio. una società a Piscopio c’era stata già negli anni ’70 ed era retta per esempio composta da Francesco D’Angelo, detto Ciccio Ammaculata. C’erano tantissimi e ne facevano parte il padre di Michele Fiorillo, i Galati, i Lo Giudice con Antonio Lo Giudice, Lele Patania. Per esempio c’era Cutrullà, Nino Cutrullà; c’erano i Piperno, lo zio Tanguni, c’erano altri Fiorillo, Mario Pelle. E comunque a quei tempi ad ogni modo c’erano i Giamborino, sia Fiore, sia il padre di Pietro Giamborino e c’era pure Pietro Giamborino stesso, il politico e anche lui – ha sostenuto Bartolomeo Arena – era rimpiazzato nella società vecchia di Piscopio.
In quegli anni ’80 c’erano state delle frizioni, dei disguidi tra Piscopio di sopra e Piscopio di sotto e c’erano stati pure degli omicidi. Poi si è fatta una pace e il Locale di Piscopio è stato sempre quello”. Rispondendo alle domande dell’avvocato Salvatore Staiano, Bartolomeo Arena ha quindi aggiunto: “Parecchi della società di Piscopio sono stati in carcere per omicidio e anche per sequestro di persona. Poi mio padre già negli anni ’80 aveva rapporti illeciti con Antonio Lo Giudice, perché l’amicizia particolare ce l’aveva con lui.
Tutti facevano usura a Piscopio, piantavano la marijuana, perché sono stati i primi, approfittando del fiume Mesima, a piantare la marijuana e poi loro avevano strettissimi legami con i Mancuso. Le piantagioni di marijuana ad altissimi livelli le facevano Domenico La Bella, detto Micu Revolver, Nazzareno Felice, detto u Capu. Il locale riconosciuto da Polsi è però quello aperto nel 2009-2010 quando è stato presentato per il tramite di Franco D’Onofrio, personaggio di spicco – ha spiegato Arena – originario di Mileto, ma dimorante in Piemonte, e da allora è stato fatto un Locale a tutti gli effetti, riconosciuto a Polsi a tutti i livelli”. Da precisare che tutte le persone chiamate in causa da Bartolomeo Arena non sono indagate nel processo che si sta tenendo in Assise per l’omicidio De Pietro.
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