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Operazione Olimpo: nel mirino dei La Rosa di Tropea i lavori al campo sportivo e a Sant’Angelo di Drapia

Per una vicenda interessato anche Gregorio Giofrè di San Gregorio d’Ippona. Per il gip gli episodi estorsivi rientrano in un ampio disegno di controllo di tutte le attività imprenditoriali ed economiche della zona

Operazione Olimpo: nel mirino dei La Rosa di Tropea i lavori al campo sportivo e a Sant’Angelo di Drapia
Tropea dall'alto e nei riquadri Francesco La Rosa, Antonio La Riosa, Domenico La Rosa e Gregorio Giofrè
Antonio La Rosa

Finiscono anche i lavori al campo sportivo della marina di Tropea sotto i “riflettori” dell’operazione Olimpo. Al boss Antonio La Rosa, 61 anni, detto “Ciondolino”, e a Michele Bruzzese, 43 anni, di Tropea, si contesta infatti il reato di tentata estorsione in danno di un imprenditore non meglio identificato, ma impegnato nei lavori di posizionamento di reti metalliche riempite con pietrame nei pressi del campo sportivo della zona marina dì Tropea”. I lavori, per come accertato dagli inquirenti, sono stati appaltati dal Comune di Tropea nel contesto di un piano della Regione Calabria di “interventi di sistemazione idraulica e dei versamenti dei corsi d’acqua all’interno dell’abitato” – alla ditta Sammarco Giuseppe Costruzioni s.r.l. di Ciro’ Marina”. Le indagini hanno documentato il “vivo interessamento dell’articolazione di ‘ndrangheta di Tropea ai lavori in questione”, vale a dire il clan La Rosa.

In particolare, nella conversazione captata in data 28 ottobre 2018, Antonio La Rosa nel colloquiare con il padre Domenico gli comunicava che era tornato dai lavori alla predetta area marina dopo essersi accordato con l’imprenditore che aveva condotto tali lavori per la somma di 3.500,00 euro, mentre Michele Bruzzese ne aveva chiesti cinquemila facendo venir meno, in tal modo, la garanzia prestata da lui e deplorando, quindi, il comportamento del Bruzzese.  “A distanza di qualche giorno – evidenzia il gip – Antonio La Rosa affrontava la questione proprio con Michele Bruzzese il quale, avvedendosi dell’accaduto, dava ragione al suo interlocutore ma giustificava il suo comportamento asserendo che, grazie alla sua richiesta, avrebbero potuto lucrare dalla vittima qualcosa in più”. [Continua in basso]

Domenico La Rosa

Sulla scorta di tali risultanze, quindi, la polizia giudiziaria ha accertato la presenza di alcuni operai nei pressi del campo sportivo sito nella zona marina di Tropea, i quali si stavano adoperando ad eseguire lavori di posizionamento di reti metalliche riempite con pietrame, lavori quindi compatibili con il trasporto di “ciotolame e breccio” di cui parlavano i soggetti intercettati nella conversazione dell’8 ottobre 2018 affidati in appalto ed ultimati in data 2 novembre 2018.
Le considerazioni che precedono – sottolinea il gip – rendono evidente la sussistenza dell’ipotizzato delitto di tentata estorsione pluriaggravata: l’attività intercettiva ed i riscontri documentali hanno consentito di scandire le varie fasi del delitto e l’identificazione dei soggetti coinvolti”. Per Antonio La Rosa e Michele Bruzzese, ad avviso del gip deve ritenersi raggiunta la gravità indiziaria in quanto ideatori e determinatori, ma anche esecutori, del proposito criminoso, che si inserisce nel più ampio disegno di controllare tutte le attività imprenditoriali ed economiche della zona”.

L’estorsione all’imprenditore Naso

Francesco La Rosa

Altra estorsione contestata nell’operazione Olimpo vede indagati Antonio La Rosa, il padre Domenico La Rosa, 85 anni, Francesco La Rosa, 52 anni, detto “U Bimbu”, Alessandro la Rosa, 29 anni (figlio di Francesco), tutti di Tropea, e Gregorio Giofrè, 60 anni, di San Gregorio d’Ippona.

“Le indagini – scrive il gip – hanno preso le mosse da una conversazione captata in data 18 ottobre 2018, intercorsa tra Antonio La Rosa e Mimmo Polito, nella quale si parla dell’imprenditore Naso Pietro il quale era stato destinatario di un provvedimento di sequestro beni (emesso dalla Procura di Vibo Valentia) all’esito dell’inchiesta che lo aveva visto indagato, in concorso con dipendenti della pubblica amministrazione e che, per tali motivi, avendo problemi di natura economica, aveva interessato Gregorio Giofrè”.
In altra conversazione emerge chiaramente dalle parole di Antonio La Rosa, che interloquiva ancora con il Polito, che Pietro Naso – spiega il gip – avesse accordi con la ‘ndrina di Tropea”. [Continua in basso]

Gregorio Giofrè

Tale questione veniva poi riportata e rappresentata da Antonio La Rosa al padre Domenico il giorno successivo ed in tale frangente si apprendeva in maniera specifica “l’entità della somma prelevata dal Naso e le modalità di spartizione della stessa. A distanza di dieci giorni, ovvero in data 20 marzo 2019, “Antonio La Rosa – ricostruisce il gip – parlava con Gregorio Giofrè dei soldi che il Naso aveva corrisposto e di quelli che ancora dovevano essere versati, verosimilmente dopo il cambio di un assegno”.
Gli accertamenti condotti dalla polizia giudiziaria hanno consentito di individuare il sito oggetto delle conversazioni nel cantiere di Sant’Angelo di Drapia su un lotto di terreno che era stato oggetto di comunicazione di inizio lavori presentato il 18 settembre 2019 dal legale rappresentante ed amministratore Unico della Icogen srl., Naso Agostino, figlio di Naso Pietro”. Per il gip è dunque evidente la sussistenza dell’ipotizzato delitto di estorsione pluriaggravata, con l’attività intercettiva ed i riscontri documentali hanno consentito di scandire le varie fasi del delitto e l’identificazione dei soggetti coinvolti”.

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