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‘Ndrangheta: le rivelazioni di Moscato sugli omicidi nelle Preserre

Il collaboratore ha indicato agli inquirenti gli autori degli omicidi di Nicola Rimedio e Filippo Ceravolo, fornendo poi elementi utili pure per i delitti di Salvatore Lazzaro e Domenico Ciconte

‘Ndrangheta: le rivelazioni di Moscato sugli omicidi nelle Preserre

Potrebbero portare a far luce su diversi fatti di sangue consumati nelle Preserre vibonesi nell’ambito dello scontro fra i clan Loielo ed Emanuele – con epicentro Gerocarne e Sorianello – le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Raffaele Moscato. Verbali inediti depositati agli atti dell’inchiesta “Rimpiazzo” contro il clan dei Piscopisani, ma anche nell’inchiesta “Costa Pulita”, svelano diversi retroscena sulla “mattanza” fra clan contrapposti, ma fanno anche comprendere che Raffaele Moscato è in possesso di informazioni preziose per dare un nome ed un volto agli autori di omicidi efferati. [Continua dopo la pubblicità]

Nicola Rimedio e Salvatore Lazzaro

Come quello di Nicola Rimedio, ucciso all’età di 26 anni nella serata del 2 giugno del 2012 in un agguato lungo la ex statale che da Savini conduce a Serra San Bruno mentre si trovava a bordo della sua Golf. Su tale fatto di sangue, Raffaele Moscato ha indicato agli inquirenti mandanti, esecutori materiali e i motivi posti alla base della sua eliminazione. Particolari ancora coperti da segreto investigativo. Secondo quanto sinora emerso da altre indagini, Nicola Rimedio avrebbe fatto parte del gruppo dei Loielo di Ariola di Gerocarne (guidato dagli omonimi cugini Rinaldo Loielo, di 28 e 24 anni, figli dei defunti boss Giuseppe e Vincenzo Loielo, a loro volta uccisi nel 2002 da un commando guidato da Bruno Emanuele) contrapposto al clan degli Emanuele.

Filippo Ceravolo
Filippo Ceravolo, vittima di mafia

Raffaele Moscato ha poi offerto elementi importanti anche per far luce sull’omicidio di Filippo Ceravolo, il 19enne ucciso per errore la sera del 25 ottobre del 2012 a Soriano Calabro. Un agguato che aveva come bersaglio Domenico Tassone, rimasto solamente ferito nell’agguato ed a sua volta cugino di Giovanni Emmanuele, anche lui vittima di altro tentato omicidio l’1 aprile del 2013.A commettere l’omicidio di Filippo Ceravolo e il tentato omicidio di Tassone, il cui nome di battesimo non conosco – ha fatto mettere a verbale il collaboratore di giustizia – ma che ho incontrato una volta a Cassano quando preparavamo l’evasione di Bruno Emanuele sono stati……”. Il resto del verbale di Moscato è al momento coperto da segreto investigativo, ma è chiaro – da quanto è sinora possibile apprendere dagli atti desecretati – , che il collaboratore ha indicato agli inquirenti anche gli autori di tale efferato fatto di sangue.

Nulla Raffaele Moscato dichiara invece di conoscere sull’omicidio di Salvatore Lazzaro, il 23enne ucciso il 12 aprile del 2013 a colpi di fucile mentre si trovava agli arresti domiciliari a Fago Savini di Sorianello. Per gli inquirenti, la vittima avrebbe fatto parte del clan dei Loielo ed in tal senso una conferma arriva pure da Moscato: Nulla so dire dell’omicidio di Lazzaro Salvatore – ha dichiarato il pentito – perchè all’epoca io ero in galera. Sono però certo– ha aggiunto – del fatto che lo hanno ucciso gli Emanuele”.

Raffaele Moscato, quindi, fa un chiaro riferimento anche all’omicidio di Domenico Ciconte, l’imprenditore boschivo 63enne ucciso il 25 settembre 2012. Un omicidio, anche questo, sinora rimasto totalmente impunito. Ciconte è stato ucciso dagli Emanuele perché appoggiava i Loielo, probabilmente – ha dichiarato Moscato – era quello che li finanziava economicamente”. Domenico Ciconte era imparentato con Nicola Rimedio, nonché era cugino del padre di Nicola Ciconte, il giovane rimasto ferito a settembre del 2017 a causa dell’esplosione di una bomba collocata sotto la sua auto.

Giovanni Nesci

Da ricordare che un’informativa del Nucleo Operativo dei carabinieri di Serra San Bruno, agli atti dell’inchiesta “Romanzo criminale”, ha delineato gli “schieramenti” contrapposti. Vicini ai fratelli e defunti boss Giuseppe e Vincenzo Loielo, uccisi a Gerocarne nel 2002 da un commando guidato dal boss Bruno Emanuele – o meglio a quelli che vengono considerati i loro eredi naturali – ci sarebbero Rinaldo Loielo, 28 anni, figlio di Giuseppe, e l’omonimo Rinaldo Loielo, 24 anni, figlio di Vincenzo, e poi una serie di giovani residenti a Sorianello e Gerocarne. Si tratta dei tre fratelli: Bruno Lazzaro 31 anni (omonimo e cugino del Bruno Lazzaro ucciso a coltellate il 4 maggio 2018), Salvatore Lazzaro (ucciso il 12 aprile 2013 mentre si trovava agli arresti domiciliari) ed Enrico Lazzaro, 24 anni, tutti a loro volta cugini di primo grado del defunto Nicola Rimedio; quindi Giovanni Nesci, 29 anni, ferito a colpi d’arma da fuoco il 15 novembre 2011 ed il 28 luglio dello scorso anno (mentre si trovava a piedi in una viuzza di Sorianello insieme al fratello di 12 anni, peraltro affetto dalla sindrome di down), Nicola Ciconte di Sorianello, 30 anni, rimasto ferito con l’autobomba, ed i fratelli Cristian Loielo, 29 anni, Alex Loielo, 26 anni, e Walter Loielo, 24 anni. 

Antonino Zupo

Con il clan dei fratelli Bruno e Gaetano Emanuele vengono invece indicati: il defunto Antonino Zupo (ucciso il 22 settembre 2012); Domenico Zannino, Domenico Tassone, 33 anni (rimasto ferito nell’agguato costato la vita a Filippo Ceravolo), Gaetano Zupo e Giovanni Emmanuele, 31 anni (quest’ultimo vittima di un tentato omicidio l’1 aprile del 2013). 

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