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«I pini di piazza Salvemini andavano abbattuti perché pericolosi»: il Comune di Vibo replica alle polemiche

Con una lunghissima nota l’Amministrazione Romeo spiega i motivi dell’intervento che ha sollevato indignazione sui social e aspre critiche da parte degli ambientalisti: «Ci hanno accusato di non aver aspettato la sentenza del Tar, ma i giudici avevano già riconosciuto la legittimità dell’ordinanza»

«I pini di piazza Salvemini andavano abbattuti perché pericolosi»: il Comune di Vibo replica alle polemiche
Piazza Salvemini oggi e come dovrebbe diventare al termine dei lavori

Abbiamo solo fatto il nostro dovere, gli alberi di piazza Salvemini andavano abbattuti perché presentavano un «rischio estremo, con una propensione al ribaltamento elevata». In altre, parole potevano ammazzare a qualcuno. Il succo è questo e chi non regge troppe parole, scritte per giunta, può fermarsi qui.

Perché il Comune di Vibo Valentia replica con una lunga, lunghissima nota, alle polemiche che hanno accompagnato l’abbattimento dei 13 pini (14, in verità, fa sapere Palazzo Luigi Razza) di piazza Salvemini, dinanzi al Consorzio agrario, all’entrata nord della città. L’esperienza in questo mestiere insegna che la lunghezza delle note stampa è direttamente proporzionale alla necessità di parare il colpo. Più il colpo è stato avvertito, più la nota sarà lunga e piccata. E questa è lunga forte, e pure piccata. Perché il Comune ha dovuto fronteggiare l’indignazione di chi ha visto le sue ruspe abbattere quasi l’intero boschetto di pini che sorgeva nei pressi dell’ospedale. Critiche social ma non solo. Gli ambientalisti, a cominciare dal Wwf, hanno chiamato il carico in una partita dove si vince facile, perché chi taglia gli alberi è, a prescindere, in svantaggio, anche se forse ha ragione.

Certo, il 2 luglio ci sarà l’udienza di merito in cui il Tar sarà chiamato a esprimersi sul ricorso del Wwf contro l’abbattimento. Ma in attesa di quella data, i giudici amministrativi hanno comunque negato la sospensiva dell’ordinanza che ha decretato la fine di piazza Salvemini come la conoscevamo fino all’altro ieri. In sostanza, un via libera a ruspe e seghe elettriche.

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«Il Comune di Vibo Valentia – si legge nell’infinita nota dell’amministrazione – respinge con forza la ricostruzione secondo cui si è agito in violazione di quanto disposto con ordinanza del Tribunale amministrativo regionale. Si è voluto far credere che l’ente avrebbe dovuto attendere l’udienza del 2 luglio prossimo prima di compiere qualunque azione sulle piante. Ebbene, così non è: il Tar, con l’ordinanza del 19 marzo scorso, ha giudicato legittima l’ordinanza sindacale n. 15 del 19 febbraio 2025, quest’ultima motivata dalla necessità di garantire l’incolumità pubblica e privata, poiché le piante in questione presentavano già degli evidenti rischi. C’è di più – spiega il Comune -, nell’ordinanza, lo stesso Tar precisava che “non vi è motivo di dubitare, sulla base della documentazione resa in seguito alla costituzione del Comune intimato, nonché delle rassicurazioni fornite in sede camerale dalla stessa Amministrazione, che l’eventuale abbattimento delle piante, nelle more, in base all’ordinanza impugnata, avverrà per motivi di stretta necessità legati alla sicurezza pubblica ed alla tutela della pubblica incolumità”. L’amministrazione ritiene che questo passaggio sia già estremamente esaustivo e utile a chiudere ogni tipo di polemica».

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Il comunicato potrebbe finire qui, punto e accapo. Invece da Palazzo Luigi Razza hanno ritenuto di dover continuare: «Per completezza di informazione, si precisa che nell’udienza di merito del 2 luglio prossimo il Tar si pronuncerà inoltre sulla “questione dell’applicazione o meno delle norme processuali relative agli interventi finanziati col Pnrr”, per i quali è stata disposta acquisizione documentale. D’altra parte, nel 2015, con riferimento all’abbattimento dei pini allora allocati in Piazza Annarumma, Pino Paolillo del WWF scriveva: “… quando si parla di alberi, guarda caso, sono tutti pericolanti, senza che si sappia con quali criteri ciò sia stato stabilito. Esiste al comune di Vibo un tecnico laureato in Scienze Forestali esperto che abbia redatto una perizia tecnica sulla stabilità (VTA Visual Tree Assessment) di tutti i pini eliminati indiscriminatamente e di quelli in procinto di diventare trucioli? O si è preferito fare di tutti gli alberi una catasta?”. Dunque, in quest’occasione, la perizia esiste ma nemmeno questo sembra ancora sufficiente?».

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Non basta. Il Comune continua e rimarca che «quanto alla pericolosità delle piante, riprendendo uno stralcio proprio della perizia dell’agronomo incaricato, si segnala che le stesse presentavano un “rischio estremo, con una propensione al ribaltamento elevata”, tanto che se ne consigliava “la sostituzione considerate le condizioni complessive”».

E ancora: «È fondamentale sottolineare che l’insediamento arboreo originale era stato mal definito e successivamente abbandonato a uno stato d’incuria pluriennale. La perizia ha classificato ben 13 delle 18 piante esistenti in condizione di compromissione estrema (categoria D), il che significa che presentavano difetti gravi tali da esaurire il fattore di sicurezza naturale dell’albero e le cui prospettive future erano gravemente compromesse, rendendo l’abbattimento l’unica soluzione possibile». Insomma, non c’era alternativa: i pini andavano eliminati. E a quanto pare rileva poco considerare, come ha fatto il Wwf, che gli alberi siano stati forse irrimediabilmente indeboliti dagli scavi dei lavori che hanno esposto le radici, lasciandoli così a lungo. Per il Comune la causa principale dell’instabilità è stata «una gestione manutentiva insufficiente». In particolare, citando ancora la perizia «“si evidenziano la mancanza di interventi di potatura di mantenimento della chioma, che ha determinato una diffusa presenza di rami secchi, e la pratica di effettuare tagli su intere branche di piante adulte».

«Questi interventi inappropriati – continua il Comune – hanno compromesso la capacità della pianta di rimarginare le ferite, creando condizioni favorevoli per l’attacco di organismi fitopatogeni come funghi cariogeni”», cioè quelli che mangiano la cellulosa e provocano la cosiddetta carie del legno.

«A questo dato occorre aggiungerne un altro: nonostante il Pino domestico sia una specie poco esigente, “non tollera terreni troppo calcarei, compatti o eccessivamente acquitrinosi, condizioni che spesso si verificano in un contesto urbano con poco spazio per lo sviluppo delle radici e della chioma”». Praticamente una lezione di botanica.

«D’altra parte – insiste il Comune – dei 18 alberi presenti sono stati abbattuti solo i 13 ritenuti, da perizia, già compromessi aggiungendone un altro, ulteriore, per il quale è stato riscontrato un incontrovertibile stato necrotico. Quattordici piante in tutto alle quali farà seguito la piantumazione di un numero maggiore di nuovi alberi adatti al terreno e con il tronco di sezione già adeguatamente sviluppata».

Poi (perché non è finita qui) si passa a immaginare il futuro: «L’amministrazione procederà alla sostituzione delle piante abbattute con specie arboree caratterizzate da apparati radicali fittonanti, in grado di garantire una maggiore stabilità al terreno e di ridurre sensibilmente il rischio di cedimenti. La selezione delle nuove specie sarà effettuata tenendo conto della loro compatibilità con le condizioni ambientali e pedologiche del sito, per favorire uno sviluppo armonioso e sostenibile della vegetazione nel lungo termine».

Dovrà ricredersi chi si è illuso che non ci sia altro da aggiungere: «Occorre guardare all’iniziativa di rigenerazione urbana nella sua interezza e utilità generale. Per Piazza Salvemini, come si legge infatti sulla relazione tecnica del progetto di rigenerazione urbana: “l’intervento nasce dall’esigenza di riqualificare un’area in stato di semi abbandono situata in una zona nevralgica del centro cittadino. Tale area infatti, è sita all’ingresso del centro cittadino ed è adiacente ad attività commerciali e all’Ospedale cittadino.” Inoltre, la relazione poneva in evidenza: “lo stato attuale presenta un’area verde che risulta poco fruibile vista la carenza di arredo urbano e la parziale assenza di illuminazione pubblica. La pavimentazione dell’area e la cordolatura delimitante risulta disconnessa e deteriorata a causa della vetustà e dell’incuria del tempo. L’area adiacente adibita a parcheggi presenta un manto stradale degradato e carente di una adeguata regimentazione delle acque meteoriche.” E infine: “In particolare gli interventi contrasteranno le criticità del territorio con i seguenti effetti positivi: miglioramento della vivibilità e qualità urbana; miglioramento della fruibilità dei luoghi; miglioramento in termini ambientali e di immagine; valorizzazione dei luoghi e de contesto”».

Forse ci siamo, manca solo una spruzzata di latino: «”Facta, non verba” (fatti, non parole), l’amministrazione comunale ha agito e continuerà ad agire nel pieno rispetto delle normative e delle perizie tecniche, garantendo la sicurezza dei cittadini e la corretta gestione del bene pubblico. Il nostro operato è sempre guidato dalla responsabilità e dalla trasparenza. Guardiamo al futuro di Piazza Salvemini con la convinzione che questo intervento, pur tra le polemiche, si rivelerà un passo fondamentale per la creazione di un nuovo polmone verde e di uno spazio urbano rinnovato». Fine. Vivissimi complimenti a chi è riuscito ad arrivare sin qui.

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