sabato,Aprile 27 2024

Rinascita-Scott: l’avvocato Pittelli e l’interesse ai verbali di Mantella

Le motivazioni dei giudici del Riesame che confermano il carcere per l’ex parlamentare di Forza Italia. Il rapporto con il boss Luigi Mancuso e l’acquisizione di notizie riservate

Rinascita-Scott: l’avvocato Pittelli e l’interesse ai verbali di Mantella
Giancarlo Pittelli

L’avvocato ed ex senatore di Forza Italia (nel 2017 ha aderito a Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale) Giancarlo Pittelli ha potuto acquisire informazioni poi riportate ai vertici della ‘ndrangheta vibonese in cambio di favori personali ed altre utilità”. Anche per questo “si rende necessario il mantenimento della custodia in carcere, unica capace di recidere i legami e le relazioni che Pittelli ha mostrato di saper intrattenere con soggetti anche particolarmente qualificati”.
Sono alcuni dei passaggi delle motivazioni della decisione del Tribunale del Riesame di Catanzaro che ha deciso di mantenere la custodia cautelare in carcere nei confronti di Giancarlo Pittelli, fra i principali indagati dell’operazione antimafia “Rinascita-Scott” della Dda di Catanzaro.

Resta quindi perfettamente in piedi l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa (agevolazione dei clan Mancuso di Limbadi e Fiarè-Razionale-Gasparro di San Gregorio d’Ippona) mossa all’avvocato Pittelli, sospeso per un anno dal Consiglio distrettuale di disciplina forense di Catanzaro. Una decisione, quella della sospensione dall’ordine degli avvocati, che per il Riesame non basta per la scarcerazione e la sottoposizione agli arresti domiciliari in quanto è “emerso in modo chiaro che egli abbia assecondato gli interessi della ‘ndrangheta vibonese avvalendosi di conoscenze e coltivando relazioni acquisite nella propria qualità di soggetto influente ed ex parlamentare, ben inserito negli ambienti istituzionali e dell’alta società, nei quali ha potuto veicolare istanze riconducibili agli interessi della criminalità organizzata operando al di fuori dell’ambito strettamente legale”. [Continua dopo la pubblicità]

Per i giudici non vi sono poi i presupposti per arrivare alla scarcerazione per motivi legati all’emergenza coronavirus, visti anche i certificati medici, datati 25 marzo e 8 aprile, prodotti dal pm Annamaria Frustaci della Dda di Catanzaro, nei quali si attesta che il carcere di Nuoro è luogo sicuro, nel quale non si è verificato alcun caso di infezione da Covid-19.

I legali di Giancarlo Pittelli – gli avvocati salvatore Staiano e Guido Contestabile – avevano poi chiesto nella loro istanza la sottoposizione del loro assistito agli arresti domiciliari fuori regione, ad esempio a Roma. Su tale punto, però, i giudici del Riesame spiegano che neanche un eventuale trasferimento dal carcere di Nuoro nella capitale sarebbe adeguato, in quanto “luogo nel quale l’indagato ha mostrato di intrattenere relazioni privilegiate con importanti personalità, anche appartenenti alla loggia massonica romana, di cui Pittelli si è in alcune occasioni avvalso per favorire gli interessi della ‘ndrangheta”.

Quanto poi alla collaborazione nel 2016 di Andrea Mantella, ex elemento di spicco del clan Lo Bianco di Vibo Valentia successivamente staccatosi per costituire un’autonoma ‘ndrina, secondo il Tribunale del Riesame “l’illiceità della condotta ascrivibile a Pittelli non risiede nell’aver dato la notizia della collaborazione, quanto piuttosto nell’aver rivelato contenuti degli interrogatori a soggetti apicali della ‘ndrangheta”.

Luigi Mancuso

Secondo l’accusa, l’avvocato Pittelli avrebbe avuto quindi interessi personali all’acquisizione di informazioni sul contenuto dei verbali contenenti le dichiarazioni di Mantella. Tali informazioni sarebbero state di interesse per il boss di Limbadi, Luigi Mancuso, al quale Pittelli avrebbe cercato di avvicinarsi il più possibile anche per risolvere pressioni personali riguardanti un debito da pagare. Già peri giudici della prima decisione del Riesame, tale avvicinamento di Pittelli a Luigi Mancuso sarebbe avvenuto violando ogni regola nell’acquisire notizie riservate, dimostrandosi pronto a soddisfare ogni necessità degli associati con le sue relazioni in ogni ambiente della società e ricevendo anche vantaggi di apprezzabile entità”.

Da ricordare, inoltre, che nell’inchiesta “Rinascita-Scott” risulta indagato a piede libero per concorso esterno in associazione mafiosa anche Michele Marinaro, 51 anni, di Girifalco. Maresciallo della Guardia di finanza in servizio alla Dia (Direzione Investigativa antimafia) di Catanzaro e successivamente alle dipendenze della Presidenza del Consiglio dei ministri a Roma, secondo l’accusa avrebbe fornito in modo sistematico ai vertici dei clan – per il tramite dell’avvocato Giancarlo Pittelli – notizie sulle attività investigative in atto nei confronti degli esponenti della ‘ndrangheta vibonese.

Andrea Mantella

Marinaro è quindi accusato di aver commesso anche “specifiche rivelazioni del segreto d’ufficio ovvero raccolto, indebitamente e fuori verbale, informazioni dai collaboratori di giustizia, la cui escussione gli era stata delegata dall’autorità giudiziaria, in maniera esorbitante rispetto alla delega ricevuta ed al contesto investigativo in cui era stata conferita”. Il 21 giugno dello scorso anno è stato proprio il collaboratore di giustizia, Andrea Mantella, a riferire che l’interrogatorio del 14 dicembre 2016 era stato condotto da due ufficiali della Guardia di Finanza, di cui ha fornito la descrizione fisica, spiegando che gli stessi hanno continuato a fargli domande pure successivamente alla conclusione dell’attorelativamente a vari soggetti, tra cui giudici, avvocati e imprenditori, alcuni dei quali oggetto di dichiarazioni rese dal collaboratore il 31 agosto 2016 mentre altri nominativi non erano mai stati menzionati nel corso delle sue dichiarazioni.

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