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“Il sigillo della dea Pandina”, Vibo e le sue leggende nel “giallo” di Maria Concetta Preta

Il libro sarà presentato nell’ambito di una iniziativa del comitato Dante Alighieri. La docente e scrittrice sul volume ambientato a Vibo: «I luoghi sono depositari della nostra identità»

“Il sigillo della dea Pandina”, Vibo e le sue leggende nel “giallo” di Maria Concetta Preta

Vibo Valentia ospiterà la presentazione del libro “Il sigillo della dea Pandina” della docente e scrittrice Maria Concetta Preta. L’appuntamento è stato organizzato in sinergia con il Comitato “Dante Alighieri” e si svolgerà al Convitto Filangieri il 10 novembre dalle ore 15.30. L’evento culturale sarà coordinato da Maria Loscrì, presidente Club Unesco Vibo. Ad introdurre, la presidente del sodalizio Maria Liguori Baratteri mentre le interviste saranno a cura della classe IV D del liceo classico “Morelli”. A conclusione, l’esposizione di opere pittoriche a tema, realizzate da Luca Pietrarelli e Giovanna Grillo (alunna del Liceo Morelli). I quadri saranno svelati in diretta e recensiti grazie alla lettura fatta da Alessandra Scriva, storica dell’arte. Sarà presente una rappresentanza del liceo classico Morelli con alcune classi accompagnate dalle loro docenti.

Il sigillo della dea Pandina  

Ma come nasce il libro? «Dopo aver portato a compimento il mio progetto letterario di riscoperta del mito e della fontana della ninfa Scrimbia e della leggenda di Diana Recco – spiega la docente e scrittrice Preta – ho creduto giusto riaccostarmi a quel modulo narrativo che piacque a tanti.  “Il sigillo della dea Pàndina” è infatti un giallo archeologico a sfondo storico ambientato a Vibo Valentia nel 1969. Ho posto al centro dell’intrigo una figura poco nota, se non attraverso alcune monete greche del IV secolo a.C.,: la dea Pàndina». «La “chiave di volta” del romanzo poggia sicuramente sulla lirica “L’abisso di Pàndina”, composta alla maniera del ditirambo greco, che risale al 2014, data di avvio della tessitura, più volte scucita e ricucita fino a trovarne la forma compiuta. Nello stesso anno – ricorda- pubblicai per la rivista “Monteleone” uno studio storico-esegetico-antiquario in forma di saggio su Pàndina, soffermandomi molto sulle monete e sul detto popolare: “Mala pàndina mu’ ti pigghjia!”: “Che tu possa incorrere in una disgrazia». Nel libro vengono descritti, in forma chiaramente romanzata, diversi personaggi storici. «Nella vicenda, che fonde realtà e fantasia, ho inserito figure locali di primo piano per la riscoperta delle antichità di Monteleone prima e di Vibo Valentia poi. I protagonisti sono, anche in quest’opera, i luoghi della mia città e del suo territorio: Vibo. Sono i luoghi i depositari della nostra identità e la loro conoscenza è un primo passo per la creazione di un senso di appartenenza. Compito di chi scrive – ha concluso Maria Concetta Preta – è il mettersi a disposizione, democraticamente e senza interessi, dei propri concittadini. La cultura al servizio della propria città è intesa come un dono, perché ciò che viene scritto è destinato a rimanere, a non disperdersi».

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