L’Albergo diffuso di Zaccanopoli (finanziato) che ancora non c’è, l’ideatore scrive una lettera aperta alla comunità: «Non vi importa?»
I «gineprai della burocrazia» non hanno consentito l'avvio dell'attività ricettiva. Enzo Scordo, promotore del progetto di "Slow Village" e vincitore del bando comunale, ha fatto causa all'Ente

L’ombra del mancato sviluppo turistico aleggia sempre più pesante su Zaccanopoli. L’ambizioso progetto di “Slow Village”, ideato dall’operatore turistico Enzo Scordo per rispondere alle esigenze del Comune di Zaccanopoli di creare un Albergo diffuso, poi sfociato in un bando, sembra arenarsi definitivamente tra rinvii giudiziari e un silenzio assordante da parte dell’amministrazione comunale. Scordo, dopo un «susseguirsi di gineprai burocratici e amministrativi» che non gli hanno consentito di «entrare in possesso degli immobili comunali per avviare l’attività ricettiva», ha deciso circa 2 anni fa di avviare un’azione legale nei confronti del Comune, per «tutelare i propri diritti e interessi, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista professionale».
I motivi? «Quelli che rendono triste la storia di questo progetto: un mix tra incompetenza e negligenza, errori e orrori di chi la res pubblica – aveva affermato in passato Scordo – dovrebbe gestirla in favore dei cittadini e della comunità. Quasi impossibile – scandiva tempo addietro con rammarico – raccontare quante problematiche, di ogni tipo, ho dovuto affrontare, senza ancora vedere la luce fuori dal tunnel».
L’ultima udienza prevista ieri è stata posticipata ancora una volta, slittando a fine anno e segnando l’ennesimo rinvio da aprile 2023. Un’attesa snervante che ha spinto Scordo a rompere il silenzio e a rivolgersi direttamente alla comunità con una domanda tanto semplice quanto cruciale: “L’Albergo diffuso è qualcosa di voluto dai cittadini?“. La genesi del progetto risale a un bando comunale a cui Scordo partecipò come unico concorrente, offrendo 130mila euro per la gestione decennale degli immobili destinati all’Albergo diffuso. La sua visione andava «oltre un semplice bed and breakfast, configurandosi come un’esperienza immersiva nel cuore del territorio, uno “Slow Village” – ci ha ricordato – capace di attrarre un turismo esperienziale, autentico e sostenibile, ben oltre i confini di Zaccanopoli. Un’idea che aveva persino ottenuto il finanziamento di Invitalia e l’opportunità di essere promossa negli Stati Uniti, occasioni – come sottolinea con amarezza Scordo – perse».
La svolta “amara” arriva con la contestazione di «gravi mancanze, soprattutto documentali, relative agli immobili destinati ad ospitare l’Albergo diffuso. Le numerose richieste di chiarimenti al Comune di Zaccanopoli sono rimaste inascoltate», sfociando in una causa per risarcimento danni, poiché, ad oggi, «le strutture non possono essere aperte al pubblico». Scordo si ritrova quindi con la determina di affidamento in mano, «ma senza la possibilità di entrare in possesso degli immobili a causa delle lacune amministrative».
Il progetto, nato sotto la precedente amministrazione Caparra, sembra naufragato definitivamente con l’attuale amministrazione Budriesi. «Ho scritto una lettera introspettiva e personale per chiedere alla popolazione: ma questo Albergo diffuso non lo vuole la comunità, sebbene lo stesso patrimonio immobiliare dell’Ente sia il volano di sviluppo?», si interroga Scordo, sollecitando gli zaccanopolesi a riflettere «sull’impossibilità di colmare le lacune documentali su cinque immobili che già nel 2020 versavano in condizioni non ottimali e che ora rischiano l’inagibilità». Nonostante le difficoltà, Scordo non demorde dalla sua idea iniziale, sottolineando le mancate opportunità occupazionali per i residenti e la perdita di oltre un milione di euro tra fondi regionali e comunitari.
«Le casse comunali – ci ha fatto sapere ancora – si sarebbero approvvigionate di oltre 130mila euro di canone, più tutto l’indotto economico che si sarebbe automaticamente venuto a generare sul territorio. Partendo da 30 posti letto, l’economia locale avrebbe iniziato a girare stimolata da affitti per luoghi di esperienze, visite turistiche in aziende, percorsi in bicicletta, trekking e molte altre attività collaterali che avrebbero potuto sorgere ancora in loco», spiega con una punta di rammarico. Così, l’immagine di una Zaccanopoli dinamica e accogliente rimane confinata su carta, un’idea di sviluppo corale legata a un palo, proprio come il futuro, i sogni e le esigenze delle nuove generazioni costrette a emigrare in cerca di lavoro, voltando le spalle a una terra ricca di potenziale inespresso. La lettera aperta di Enzo Scordo è un grido d’allarme, un tentativo disperato di risvegliare la comunità e l’amministrazione da un torpore che rischia di condannare Zaccanopoli a un lento declino:
La lettera aperta
«Viviamo, a livello globale, un nuovo mondo del turismo. Sempre più orientato all’autenticità, agli aspetti rurali, esperienziali ed enogastronomici. Non un semplice trend, ma un capovolgimento totale di quello che – in particolare in Calabria – ritenevamo fosse il paradigma principale per “fare turismo”. Oggi più di ieri, lusso significa vivere esperienze autentiche, fuori dalle rotte turistiche tradizionali; a stretto contatto con la comunità locale, mantenendo e preservando le tradizioni e il patrimonio “immateriale”. Staccando dai ritmi frenetici dei centri urbani e vivendo esperienze in cui si viene coinvolti attivamente. Esperienze che creano ricordi indelebili nella mente e nel cuore dei viaggiatori. Le destinazioni rurali, meno conosciute, hanno già intrapreso percorsi – se vogliamo – innovativi, dove l’utente finale, il viaggiatore, è al “centro del villaggio”, raccontando e facendo vivere la destinazione in tutta la sua autenticità. L’Albergo diffuso, o “paese albergo”, è un esempio cardine di questa “nuova” (o, magari, rediviva) visione di sviluppo turistico e territoriale delle aree interne italiane, grazie alla progressiva e costante attenzione di una parte della domanda turistica ai contenuti di sostenibilità e rispetto dell’ambiente proposti da alcuni luoghi di soggiorno. La sua naturale collocazione privilegia i piccoli centri storici, i borghi e i nuclei di antica formazione, o gli insediamenti rurali o montani. Un vero e proprio volano di sviluppo per i territori e le comunità. Attenzione: non un semplice “affittacamere”, ma un hub socio-culturale in grado di risollevare – dati alla mano – le sorti di tanti borghi, purtroppo sempre più abbandonati al loro triste destino tra spopolamento e abbandono».
«Per questo motivo, nell’ormai lontano agosto 2020, proponevo la mia idea “Slow Village”, partecipando al bando pubblico indetto dal Comune di Zaccanopoli per la gestione decennale dei 30 posti letto dell’Albergo diffuso. Una sfida pioneristica: creare sviluppo turistico e territoriale lì dove non esiste, offrendo competenza, esperienza, operatività, economie (oltre 130 mila euro solo per la gestione degli immobili, che sarebbero ricaduti nelle casse comunali), ma soprattutto proponendo una visione per il territorio e per la comunità attraverso qualcosa che non può essere messo su carta: la passione e l’amore verso la propria terra, investendo tempo, denaro e risorse per un progetto lungimirante, credendo in un’idea imprenditoriale con benefici per Zaccanopoli e i territori limitrofi. Questo era lo spirito che mi spinse a buttarmi in questa avventura. Più di qualcuno mi definì un folle.
Allo stato attuale, per me follia è non guardare avanti. A seguito dell’azione legale avviata a dicembre 2022 nei confronti del proprietario degli immobili, il Comune di Zaccanopoli, a causa di diverse vicissitudini e problematiche – tra le quali una grave carenza documentale sugli immobili stessi – un silenzio assordante (perdonate l’ossimoro) si propaga dal bel paesello collinare, a ridosso della famosa Tropea. Che fine ha fatto l’Albergo diffuso di Zaccanopoli? Finanziato nel (lontanissimo) 2013 da fondi europei e regionali come strumento di lotta allo spopolamento del borgo e di sviluppo territoriale, non ha mai visto luce. Se la sua apertura per il 2026 è quasi impossibile, una possibile apertura per la stagione 2027 (attenzione: 2027) è un miraggio. La pianificazione è cruciale in questo tipo di attività. Indipendentemente dalla (lunga, lunghissima) causa in Tribunale, dove purtroppo le udienze subiscono lunghi rinvii, per lo scrivente la situazione che ho vissuto e vivo rimane un mistero».
«Rimane un mistero come, nonostante i solleciti via Pec, chi ha la proprietà degli immobili mi abbia fatto perdere il finanziamento (restituito) di oltre 70mila euro di Invitalia per decorrenza dei termini di avvio del progetto, perdendo l’opportunità (non l’unica persa) di rinnovare gli immobili, acquistare gli arredamenti ed avviare l’attività. Rimane un mistero come, nonostante la mia volontà di avviare il progetto, le problematiche e le mancanze (occultate) non si siano ancora risolte per dare vita all’Albergo diffuso. Rimane un mistero come, considerata la “non ottimale” condizione degli immobili già ad agosto 2020, si lascino immobili finanziati con soldi pubblici depauperarsi senza alcuno sforzo per riprendere il progetto iniziale. Rimane un mistero come diversi paesi rurali e destinazioni meno conosciute, incontrate grazie al mio lavoro di consulente di marketing territoriale e promozione turistica, mi invitino a spostare l’idea e/o a replicare il format nei loro territori.
Saranno mica folli anche loro? Rimane un mistero come la comunità di Zaccanopoli – nel suo humus di cittadini, imprese e pubblico – non faccia nulla al riguardo o, perlomeno, non si chieda perché il primo Albergo diffuso nella provincia più importante – a livello turistico – della nostra Regione non prenda forma e sostanza. Per me, rimane un mistero il non risolvere il risolvibile, a scapito di un “non fare” che lascia più che perplessi, sfiduciati e demotivati. Cercando risposte risolutive a questi misteri, una domanda me la sono posto e qui, a conclusione di questa lettera aperta, la condivido: ma Zaccanopoli, ha mai voluto, vuole e vorrà un Albergo diffuso nel proprio borgo?».