sabato,Aprile 27 2024

Comune di Vibo e dissesto, la Corte dei Conti convoca il sindaco: decisione oramai al rush finale

Maria Limardo si recherà a Catanzaro unitamente all’assessore al Bilancio Maria Teresa Nardo e al dirigente del settore Finanziario Domenico Libero Scuglia

Comune di Vibo e dissesto, la Corte dei Conti convoca il sindaco: decisione oramai al rush finale
Palazzo Luigi Razza, sede del Comune

Si conoscerà molto presto il futuro finanziario del Comune di Vibo Valentia. Il conto alla rovescia è praticamente già iniziato. E dopo due anni sembra essere finalmente arrivati al giro di boa. Da quanto appreso, la Corte dei Conti della Calabria – Sezione regionale di controllo – ha infatti convocato il sindaco del capoluogo Maria Limardo in adunanza pubblica per il prossimo 27 ottobre. La lettera ufficiale di invito a comparire in aula è giunta al Palazzo di Città appena pochissimi giorni fa. Il capo dell’amministrazione cittadina, verosimilmente, si recherà a Catanzaro unitamente all’assessore comunale al Bilancio Maria Teresa Nardo e al dirigente del settore Finanziario, l’attuale segretario generale di Palazzo Luigi Razza Domenico Libero Scuglia. Ma non basta: un’altra missiva dallo stesso contenuto è stata fatta recapitare, sempre da parte dei magistrati contabili del capoluogo di regione, anche ai revisori dei conti del Comune. Un collegio composto da Antonio Maria Niceforo (presidente), Andrea Sansotta e Pietro Antonio Iacino (entrambi componenti). [Continua in basso]

Di cosa si discuterà

Maria Limardo

Al centro dell’adunanza pubblica l’esame e la discussione sul Piano di riequilibrio finanziario presentato ad agosto del 2019 (dopo l’approvazione di giunta e consiglio comunale) sia alla Corte dei Conti sia al Ministero dell’Interno dall’amministrazione cittadina con il chiaro intento di poter scongiurare una seconda dichiarazione di dissesto finanziario dell’ente visto il buco finanziario di decine e decine di milioni di euro. Va ricordato, però, che dall’agosto di due anni fa sul documento contabile in questione è stato un continuo tira e molla tra la Corte dei Conti e il Comune capoluogo, con la magistratura contabile che ha richiesto più volte all’ente approfondimenti e verifiche finanziarie e l’amministrazione che ha risposto con le sue controdeduzioni. Le ultime a luglio scorso. Sta di fatto che dal 2019 si attende che la magistratura contabile si pronunci nel merito, vale a dire se dichiarare l’ente in dissesto o meno, dopo quello già formalizzato il 21 giugno del 2013 dall’amministrazione guidata dall’ex sindaco Nicola D’Agostino a fronte di una massa passiva di oltre 30 milioni di euro da ripianare. Un default, questo, formalmente chiuso lo scorso agosto da parte della Commissione straordinaria di liquidazione del debito, che giorno 27 ha approvato l’ultima delibera nella quale ha sancito proprio la conclusione del dissesto. Una fine, dunque, arrivata esattamente otto anni dopo l’inizio del fallimento finanziario dell’ente.

Modalità incerte

Ad oggi, tuttavia, non sembrano ancora chiare le modalità con le quali si svolgerà l’adunanza pubblica del prossimo 27 ottobre a Catanzaro. Due comunque – secondo ambienti comunali –  potrebbero apparire le strade: i magistrati contabili del capoluogo di regione arriveranno in aula pronti già a leggere il dispositivo con all’interno la dichiarazione o meno di dissesto del Comune, in alternativa i giudici potrebbero invece consentire l’apertura di un pubblico contradditorio con l’amministrazione comunale, concedendo di conseguenza al sindaco Limardo di poter depositare ulteriori memorie sulle quali da oggi inizieranno a lavorare gli uffici competenti di Palazzo Razza. In questo ultimo caso, i magistrati potrebbero pronunciarsi subito dopo avere valutato la nuova documentazione o prendersi ancora giorni prima di arrivare a una decisione finale. In ogni caso, siamo ai titoli di coda: a breve, insomma, si dovrebbe conoscere cosa deciderà di fare la Corte dei Conti a fronte, come ricordato, di un debito economico del Comune enorme e frutto, in maniera fin troppo evidentemente, di una cattiva gestione della cosa pubblica che nel corso degli anni si è tramutata in una palese disamministrazione da parte dei diversi esecutivi che si sono alternati nelle stanze di Palazzo Razza.

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