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Il mancato incarico di governo a Mangialavori non penalizza la Calabria e il Vibonese ma ridimensiona solo il suo ruolo

La vera “bocciatura” del deputato di Forza Italia è antecedente al pezzo di La Repubblica ed è dovuta a marchiani e ripetuti errori di valutazione politica

Il mancato incarico di governo a Mangialavori non penalizza la Calabria e il Vibonese ma ridimensiona solo il suo ruolo
Berlusconi, Ronzulli, Mangialavori e Meloni

Il mancato inserimento dell’on. Giuseppe Mangialavori nella squadra di governo rappresenta una tematica intorno alla quale si sono registrate una serie di valutazioni contrastanti in ordine alle cause, alle conseguenze politiche ed alle opportunità sfumate per il Vibonese. Non tutto ciò che è stato detto può essere condiviso e tale circostanza rende opportuno approfondire i vari aspetti. In relazione al primo punto, riteniamo utile iniziare dai contenuti dell’intervista rilasciata dal parlamentare al Corriere della Sera. Egli cerca di veicolare l’idea che la sua mancata nomina sia stata determinata da quanto scritto da Repubblica sul suo conto, denunciando i tempi sospetti della pubblicazione e chiedendosi chi abbia potuto avere interesse a fornire quel tipo di informazioni.

A nostro avviso queste argomentazioni  denotano una mancanza di serenità e lucidità che non consentono al parlamentare di comprendere che i suoi “problemi politici”, pur non essendo indagato, non derivano da quello che ha pubblicato  Repubblica, bensì da quanto scritto da Gratteri nelle sue inchieste contro clan mafiosi e dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. A riprova di tutto questo basti evidenziare le seguenti circostanze: 1) La Repubblica, nel dare conto della circostanza che il nome del parlamentare compariva in atti giudiziari relativi al clan Anello di Filadelfia, il quale – secondo l’impianto accusatorio della Procura Antimafia di Catanzaro nel procedimento “ Imponimento” – avrebbe sostenuto Mangialavori in occasione della sua elezione a senatore nel 2018, anno in cui la figlia del boss Tommaso Anello è stata assunta nel laboratorio di analisi della famiglia del parlamentare, non aggiunge nulla di nuovo a quello che tutti già conoscevano per averlo appreso dalle pubbliche denunce dall’ex presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Nicola Morra, peraltro già riportate da diverse testate giornalistiche; 2) il “pezzo incriminato” è stato pubblicato in data 28 ottobre, data in cui le aspettative iniziali del parlamentare erano già svanite. A tal proposito va ricordato infatti come il piano elaborato dalla Ronzulli e da Mangialavori prevedeva rispettivamente la nomina a ministro della Salute e quella a ministro per il Sud, mentre la carica di sottosegretario è stata solo un successivo e più modesto ripiego. Come si vede, la vera “bocciatura” è precedente al 28 ottobre, mentre la seconda è connessa e conseguenziale alla prima; 3) è impensabile che la Meloni abbia avuto bisogno dell’articolo di Repubblica per conoscere determinate vicende, sarebbe stata l’unica in Italia; 4) ancor più insostenibile è l’idea che la Meloni si sia fatta condizionare nelle sue scelte da un giornale progressista come Repubblica e quindi lontano dal mondo del primo ministro.

Come se non bastasse tutto questo, alla doppia debàcle di Mangialavori hanno concorso marchiani e ripetuti errori di valutazione, commessi insieme alla sua “musa ispiratrice”, in ordine alla “tempra” della Meloni. Prima si è creduto di poter ottenere le nomine agognate attraverso “il ricatto” del mancato voto dei senatori di Forza Italia a favore di La Russa in occasione della sua elezione a Presidente del Senato, successivamente, per ottenere la nomina a sottosegretario, si son fatti scendere “in piazza” i sindaci del vibonese. Credere di poter “intimidire” la Meloni attraverso quest’ultimo espediente conferma la scarsa attitudine di Mangialavori nel valutare le persone e questo nostro convincimento resta valido anche nel caso in cui la “scesa in piazza” fosse stata un’autonoma iniziativa del sindaco Limardo la quale, sotto tale aspetto, si confermerebbe come l’ennesimo errore di valutazione del parlamentare. Comunque stiano le cose, un fatto è certo: il “documento” fatto sottoscrivere ai sindaci ha contribuito, per i motivi sopra esposti, a porre una pietra tombale sulla nomina a sottosegretario.

Pure la discussione inerente alle conseguenze politiche della mancata nomina nel Governo merita di essere approfondita; un buon punto di partenza può essere quello di ricordare che in politica esiste la seguente regola ferrea: quando uno è in ascesa impone le sue decisioni, quando invece è in discesa le scelte appartengono ad altri, con tutti gli annessi e connessi. Sulla scorta di tale “regola”, si può tranquillamente affermare che il primo effetto della caduta di Mangialavori sarà la perdita della leadership di Forza Italia in Calabria, la quale passerà dalle sue mani in quelle del governatore Roberto Occhiuto. In tal senso il futuro leader ha dimostrato con i fatti di essere già tale: prima ha imposto l’elezione del fratello Mario al Senato, poi ha ottenuto la nomina della parlamentare Matilde Siracusano, sua compagna, a sottosegretario ai rapporti con il Parlamento e infine ha incassato la nomina a sottosegretario agli Esteri di Maria Tripodi, parlamentare di Forza Italia non rieletta nelle ultime consultazioni. Riteniamo quest’ultima “operazione” la prova di forza più significativa, che certifica il “passaggio di consegne” di cui si è detto, ma attribuisce ad Occhiuto pure il ruolo di interlocutore privilegiato con i vertici del partito, sostituendo anche in questo Mangialavori.


Per completezza occorre aggiungere che neppure il governatore della Calabria, pur essendosi dichiarato dispiaciuto per il parlamentare vibonese, si è potuto sottrarre ad un’altra regola non scritta della politica secondo cui, quando non è possibile ottenere tutto ciò che si chiede, occorre fare delle scelte in linea con le proprie aspirazioni. In tal senso quelle effettuate da Occhiuto sono state inequivocabili, ed infatti quando è stato chiamato a decidere chi fare entrare e chi tenere fuori dalla porta non ha avuto alcun dubbio. D’altro canto è noto come il presidente della Regione punti a ritagliarsi un ruolo di leadership nazionale in Forza Italia, ruolo che, a ben guardare, rappresentava l’identico obiettivo che riteneva di poter centrare Mangialavori attraverso il suo rapporto confidenziale con la Ronzulli.

Se due più due fa quattro e Mangialavori ottiene invece un totale diverso che lo porta ad interrogativi sul chi e perché abbia avuto interesse a dettare i tempi dell’intervento di Repubblica, dimostra di aver bisogno di ripassare urgentemente l’abc della politica. Infine, per quanto concerne le paventate perdite di opportunità per il territorio vibonese in seguito alla mancata nomina governativa del parlamentare, occorre rilevare come tali affermazioni appaiono trite e ritrite e, alla luce di quel che diremo, prive di fondamento. A tal fine va ricordato come le stesse cose siano state affermate già nel 2018 per sostenere la traballante candidatura al Senato di Mangialavori, ed ancora ripetute in occasione dei “festeggiamenti” organizzati dai componenti della sua corte appena appresa la notizia della nomina a coordinatore regionale di Forza Italia. I fatti hanno poi smentito tali prospettazioni: in entrambi i casi i vantaggi per il territorio sono rimasti a zero, cinque anni trascorsi in Senato senza produrre nulla che sia degno di nota, ed ancor peggio per quanto concerne i risultati ottenuti in veste di coordinatore.

Si è più volte affermato, che in seguito a quest’ultima nomina, il vibonese sarebbe stato posto al centro dell’agenda regionale ed i primi immediati benefici si sarebbero registrati nel comparto sanitario, ed infatti la situazione è sotto gli occhi di tutti: ospedali fatiscenti, carenza di medici e personale vario, liste di attesa con tempi indecorosi e cittadini costretti a rivolgersi alle strutture private per analisi e ricoveri. La verità è che coloro i quali continuano a ripetere la solita tiritera, più che delle sorti del territorio, sono interessati a quelle proprie e l’esclusione di Mangialavori dalla squadra di Governo è stata percepita come una mazzata tremenda per le proprie aspettative. Alla luce di quanto detto, ci sentiamo di affermare che paradossalmente i cittadini della provincia vibonese avranno maggiori vantaggi dalla mancata nomina di Mangialavori, avendo questa concorso all’ascesa di Wanda Ferro (FdI) e Maria Tripodi (FI) alla carica di sottosegretario, rispetto alla sua presenza nel Governo.

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