Anniversario morte Natuzza, il vescovo: «La ‘ndrangheta piaga della provincia» – Video
Monsignor Nostro nel corso della messa per il 14esimo anniversario della sua scomparsa si è anche soffermato sulla santità della Serva di Dio di Paravati
Grande chiesa “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” di Paravati gremita di fedeli nel giorno di Ognissanti, in occasione del 14esimo anniversario della morte della Serva di Dio Natuzza Evolo. La celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea monsignor Attilio Nostro, ha visto la partecipazione di un gran numero di pellegrini provenienti anche da altre regioni d’Italia. Tra questi, i due figli dell’umile mistica con le stigmate Angela e Francesco, affiancati dalle loro rispettive famiglie. Gli unici rimasti in vita, dopo la conseguente scomparsa di Anna Maria, Antonio e, in ultimo, Salvatore. Nonostante siano trascorsi molti anni dalla morte di Mamma Natuzza, anche in questo 2023 sono stati la commozione e il profondo raccoglimento i sentimenti che hanno prevalso tra i partecipanti alla sacra funzione.
«Il male del mondo – ha affermato riguardo alla santità il presule – non sono solo le guerre, qui da noi è anche la ‘ndrangheta che costringe la nostra provincia, la nostra diocesi, la nostra regione e i nostri figli a non avere alcun progresso. Questi individui si pregiano anche di immagini cristiane per dare ancora più valore a cose assolutamente sataniche. Tuttavia, è anche la nostra mentalità che li aiuta. Ogni volta che non ci ribelliamo al pizzo e alle minacce e che ci adeguiamo a non pagare le tasse, lo scontrino o la spazzatura, infatti, noi favoriamo la ndrangheta, che non è certamente al servizio dell’uomo e di Dio. E lì la nostra beatitudine viene meno, perché beato è colui che rispetta il creato, la legge e che stima coloro che ci aiutano a rispettare la legge. Noi siamo la maggioranza – ha aggiunto – quelli che desiderano che la Calabria sia libera. Come mai, allora, non abbiamo la meglio su pochi? Forse perché stiamo dormendo, perché la nostra chiamata alla santità è un po’ annacquata e ci accontentiamo, a volte, della devozione a Cristo piuttosto che di appartenere a Cristo e di combattere questo sistema di cose. Anche per questo abbiamo bisogno di essere accolti nel cuore di Dio e di una medicina, l’eucarestia, che scoperchi la nostra ipocrisia, il nostro perbenismo e la nostra indifferenza rispetto a queste manifestazioni del male».
A seguire monsignor Nostro si è soffermato sul sacrificio della croce e sul costo che comporta la santità. «In questo contesto – ha sottolineato – mi è di conforto sapere che ci sono tanti meravigliosi esempi di genitori che hanno deciso di consacrare la morte di un proprio figlio in servizio e opere che trasformino il loro dolore in gioia, l’assenza in una presenza. La Calabria è piena di esempi meravigliosi di questo tipo, che dovrebbero risplendere come la luna in cielo». Quindi, un pensiero sulla santità di Mamma Natuzza. «Ella – ha proseguito – ha trascorso tanto tempo ad ascoltare migliaia di persone, esempio dell’accoglienza di Dio e del Cuore Immacolato di Maria. Quanti di noi si sono sentiti amati, protetti e restituiti alla propria dignità da questa semplice donna, e cosa può far ciascuno di noi se diventa come Natuzza uno strumento nelle mani di Dio? Ma bisogna fare la rivoluzione vera, non quella che lascia sul campo dei morti. Quella, al contrario, che fa sorgere un sacco di gente nuova, viva e rinata. Questo miracolo, tuttavia, non è possibile se il cuore di Dio non entra nel nostro cuore e viceversa». Per tutto il corso della giornata i pellegrini si stanno ritrovando in preghiera davanti alla tomba della Serva di Dio, posta nella cappella situata nell’adiacente Casa per anziani “Monsignor Pasquale Colloca”, la stessa dove è serenamente spirata nel giorno di Ognissanti del 2009.
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