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Il sapore del Natale: dai piatti sulle tavole dei vibonesi alle tradizioni irrinunciabili

Curuicchie, zeppole e poi ancora zucca fritta e baccalà. Viaggio nelle pietanze simbolo delle feste a Vibo e in provincia

Il sapore del Natale: dai piatti sulle tavole dei vibonesi alle tradizioni irrinunciabili

È tra le ricorrenze più attese dell’anno, per adulti e bambini. Il Natale porta con sé momenti di ritrovo, di socialità. Tradizioni che si rinnovano, famiglie che si ricompongono. Attorno al tavolo, circondati dai propri cari, si snocciolano le vicende private, le storie del paese, si racconta il passato e si sogna il futuro. Soprattutto, si mangia. E ci sono pietanze che non possono mancare in occasione delle feste. Ma quali sono i piatti simbolo della cucina vibonese? Quali sono le tradizioni irrinunciabili? Ne abbiamo parlato con la chef Domenica Grillo, per tutti Mimma. La chef ha iniziato ad avvicinarsi ai fornelli fin da bambina. Una passione scandita da anni di gavetta e una formazione indispensabile per poter raggiunger nuovi traguardi. Ma la chef, attiva nel territorio del Vibonese, è anche profonda conoscitrice ed interprete delle tradizioni culinarie locali: «Popolano le curujicchie, (o cucuricchi) di patate, sia nella variante dolce con l’uva passa, che in quella salata, con le alici». In molte famiglie, poi, rivive la tradizione dello stoccafisso con le patate o nelle sue innumerevoli varianti «oppure con la zucca fritta. Il piatto viene condito con mollica di pane saporita e una salsa composta con aceto, aglio e mentuccia. Sapori che rappresentano il Natale soprattutto nei paesi costieri come Zambrone, Parghelia, Tropea».

Le feste sulle tavole dei vibonesi

Usanze che variano in base ai contesti, alle risorse che in passato si reperivano sul territorio: «Per esempio nella zona di Briatico, paese di mare, c’è chi ama ancora oggi preparare la pasta cozze e vongole. A Zambrone, invece, in passato era tradizione pasta e grongo. Un pesce meno conosciuto ma di ottima qualità. Era un prodotto ittico pescato in questo periodo e quindi veniva collegato alle feste». Tra i “contorni importanti” figurano i broccoli “affucati”: «Si tratta di una tradizione che si sta perdendo. Non tutti riescono a seguire la preparazione. I broccoli devono infatti rimanere croccanti. Per cucinarli non servono tanti ingredienti ma bisogna saper bilanciare le dosi di pomodoro, aglio, olio di oliva. E ovviamente i tempi di cottura. Sempre come ortaggi d’accompagnamento, la zucca infarinata e fritta o la zucca preparata al forno».

Come secondi, spazio invece allo stocco e al baccalà. Tradizione molto antica, infine, quella legata al dolce: «È senza dubbio la ciciarata. A Vibo li chiamano chinulij”. Si tratta di un dolce a base di ceci… molto antico, profumato con chiodi di garofano e cannella. Tra tradizione e modernità troviamo invece il pan di Spagna, sia nella variante semplice con zucchero a velo che in quella più golosa con cioccolato». È interessante notare come i piatti si leghino profondamente alla storia sociale dei territori. Il Vibonese, infatti, era un’area a forte trazione agricola. Lungo la costa, la pesca era l’attività lavorativa primaria. Caratteristiche che si riflettono in tutte le pietanze, dai primi al dolce. L’evolversi dei tempi ha cambiato il modo di vivere le festività: «Nei tempi passati, tra parenti ma anche tra vicini di casa e amici, si era soliti scambiarsi pietanze- In base alle proprie possibilità, c’è chi regalava i broccoli, chi le zeppole calde. In tavola bisognava portare “13 piatti”, che rimandava un po’ all’idea dell’ultima cena di Gesù con gli apostoli. Il Natale e le sue feste erano soprattutto condivisione, desiderio di non lasciare nessuno indietro, specie chi viveva in difficoltà. Rappresentavano lo scambio, rafforzava i legami e il rispetto verso gli altri. Una condivisione di alimenti ma anche di affetti. Sentimenti genuini che un po’ sono andati persi».

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