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L’omaggio alle vittime delle stragi di mafia nell’impegno delle Consulte studentesche della Calabria: «Giornate impresse nella memoria»

La responsabile Falduto rivive le cerimonie tenute ogni 23 maggio in occasione del Giorno della legalità: «Esperienze così straordinarie hanno contribuito a impedire che il tempo cancellasse il ricordo di coloro che hanno lottato per costruire un Paese libero dalle mafie»

L’omaggio alle vittime delle stragi di mafia nell’impegno delle Consulte studentesche della Calabria: «Giornate impresse nella memoria»

Il 23 maggio 1992, nell’attentato impresso nella memoria di tutti come la “strage di Capaci”, persero la vita i magistrati Giovanni Falcone e Francesca Morvillo insieme a tre agenti della scorta. Solo due mesi dopo, il 19 luglio 1992, Cosa Nostra uccise anche il giudice Borsellino e cinque agenti della sua scorta nella “strage di via D’Amelio”. Da allora, il 23 maggio di ogni anno si celebra la ricorrenza nazionale del Giorno della legalità, volta a commemorare le vittime di tutte le mafie e, in particolare, delle stragi del 1992, esperienza che le Consulte studentesche calabresi considerano nell’ormai ultratrentennale percorso, una tra le più significative della loro vita. «Ancora oggi – dichiara Franca Falduto, responsabile storica delle Consulte studentesche – ogni anno, dalle prime luci dell’alba del 23 maggio, mi pervengono messaggi da parte di ex rappresentanti Cps, oggi donne e uomini affermati, che rivivono quelle forti emozioni rimaste impresse nella memoria dei giorni trascorsi a Palermo per onorare la memoria di Falcone e Borsellino».

«Commoventi i tanti indelebili ricordi: il viaggio in treno dalla Calabria a Civitavecchia,  il saluto del Presidente della Repubblica alla partenza della Nave della Legalità, la traversata animata dalle profonde riflessioni degli studenti provenienti da tutta Italia, l’alba sullo sfondo del mare, l’accoglienza delle scuole siciliane al porto di Palermo, la marcia verso l’Aula Bunker e l’incontro con le massime Autorità istituzionali, il corteo verso l’albero di Falcone ed il silenzio di tutta la città all’ora della strage: le 17,58 ….e poi il ritorno a casa arricchiti di un prezioso bagaglio di sensazioni vive sempre e per sempre, linfa vitale per alimentare l’impegno assunto.  E linfa vitale, ricorrente nella memoria, è la famosa frase di Giovanni Falcone: “Gli uomini passano, le idee restano e cammineranno sulle gambe di altri uomini” gambe come quelle delle nostre Consulte che hanno percorso le strade di Palermo snodando cortei di cui non si vedeva la fine e che oggi imprimono forza ad altri ragazzi. Esperienze così straordinarie hanno contribuito ad impedire che Il tempo cancellasse il ricordo di coloro che hanno lottato per costruire un Paese libero dalle mafie nella certezza che – come scriveva il Premio Nobel José Saramago – “Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere”».

Falduto e il giornalista Di Mare

«Il 1992 e Maggio – aggiunge la Falduto – saranno ricordati come “l’anno ed il mese delle stragi”, ma anche come lo spartiacque da cui derivò il risveglio traumatico della coscienza civica dei cittadini e la conseguente e coraggiosa azione pubblica di ribellione alla Mafia che andò sempre più strutturandosi. Un esempio significativo da annoverare, in tale contesto, è stato, il conferimento al Prefetto Franco Gabrielli, all’epoca Capo della Polizia, del premio “G. Filangieri” a cui è intitolata la sede regionale delle Consulte, ovvero il Convitto Nazionale di Vibo Valentia. In questo luogo simbolo per le Consulte, nel giugno 2018, a pochi giorni dal suo discorso nell’Aula Bunker, il prefetto Gabrielli ebbe a dichiarare: “La vera battaglia contro la Mafia non è solo combattere contro un’organizzazione criminale particolarmente pervasiva, ma è anche riaffermare i nostri diritti e le nostre libertà che possono essere limitati sia da un oppressore straniero o da un’occupazione armata, sia da forme di dipendenza e soggezione molto più subdole e, quindi, preoccupanti per la democrazia”. In quell’occasione, ed è questo il motivo per cui è stato qui ricordato proprio quell’evento, ad intervistare lui, ma anche altre importanti Autorità istituzionali, fu il giornalista Franco Di Mare, straordinario professionista che ha speso la sua vita combattendo sempre per nobili cause e che noi, oggi che non c’è più, intendiamo ricordare come un faro».

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