Potenzoni ricorda Gabriele, giovane affetto da distrofia muscolare: «Ora potrai correre lassù»
Una cerimonia eucaristica per omaggiare il 31enne originario del piccolo centro del Vibonese ma residente a Desio. Il parroco durante le esequie celebrate in Lombardia: «Aveva una mente curiosa e mille domande»
Potenzoni, frazione di Briatico, ospiterà un momento di preghiera nel ricordo di Gabriele Scordamaglia. La cerimonia eucaristica è attesa per venerdì 22 novembre, alle ore 18.30 nella chiesa della Madonna Assunta. Il giovane è venuto a mancare lo scorso 10 novembre a Desio (Monza e Brianza) dove la famiglia, originaria del Vibonese, si era stabilita anni fa. Gabriele aveva compiuto da poco 31 anni e da quando ne aveva 2 gli era stata diagnosticata una malattia degenerativa, la distrofia muscolare di Duchenne. Nonostante tutto, nel corso della vita divisa tra Calabria e Lombardia, ha sempre dimostrato coraggio e sensibilità nei confronti delle sfide quotidiane. Sfide affrontate con grande sacrificio anche da mamma Isabella, papà Michele e dal fratello Marco.
La testimonianza della famiglia
«Gabriele era un ragazzo molto intelligente – ha ricordato la zia Giuliana, parlando a nome della famiglia – aperto, con una conoscenza che si era fatto da solo, da autodidatta. Era molto bravo con il pc, svolgeva tantissime pratiche. Era altruista e donava amore. Aveva tanta fede. “Dio è tutto, in Lui sono nella pienezza”, è ripeteva spesso». Il suo percorso «è stato lento e scandito da una lunga sofferenza». Nonostante gli interventi chirurgici e i limiti imposti dalla malattia che avanzava inesorabilmente, Gabriele ha lasciato un segno profondo in chi lo ha accompagnato e gli è stato vicino. «Sognava alla grande – ha proseguito la zia – Sognava di girare il mondo, di andare a Lourdes, di fare di tutto e di più».
Il messaggio dei parroci
I funerali sono stati celebrati a Desio nella chiesa dei Santi Pietro a Paolo. Sull’altare don Marco Albertoni con don Emanuele. Il saluto a Gabriele è stato pieno di amore e di grande riconoscenza. «È proprio come Gesù in croce – le parole di don Emanuele durante l’omelia – Gabriele voleva che dicessi questo ai giovani: “Ho imparato che ogni volta che si cade, con l’aiuto di Gesù ci si rialza”. Aveva una mente curiosa, una grande voglia di dialogare, mille domande, che ora rivolgerà a Gesù in Paradiso, e troverà tante risposte. Lì sarà libero di correre. Non ci saranno più croci, dolori fisici e morali, combattimenti. Gabriele ha imparato l’offerta della sofferenza, che è la preghiera più forte e alta, e ora è nella gloria di Dio». Poi l’interminabile abbraccio ai genitori: «Ci avete testimoniato come si vive cristianamente e come si muore cristianamente. La dedizione totale, il sacrificio, l’amore costante che avete per Gabriele e Marco, (entrambi accomunati dalla stessa malattia), sono un balsamo per noi. Ci avete sempre aperto la casa e il cuore. Ringrazio tutti, ognuno ha fatto la sua parte fondamentale, la famiglia, Patty e Giuly, gli infermieri e i fisioterapisti. Di questo Gabriele vi è grato». E ha concluso: «Il dolore che sentiamo per la sua mancanza è un richiamo che Dio ha messo nei nostri cuori, qualcosa che ci attira a lui, un segno certo che ci rivedremo».
Le parole dei medici
«Conoscere Gabriele è stata per me un’esperienza bellissima – il pensiero di Davide, medico palliativista, che lo ha incontrato nell’ultima fase della malattia – Ho capito che aveva una curiosità e un’intelligenza vasta e onnivora, e che, nonostante avesse, fino all’ultimo, interesse al mondo concreto e progetti interessanti da portare avanti». E ancora: «Avvicinandosi a Gabri – ha evidenziato – ci si accostava a un mistero infinito, di cui ci era dato di scorgere solo alcuni riflessi, come avviene in genere per le grandi opere d’arte».
Forte il ricordo della dottoressa Gabriella Rossi, della Uildm (Unione italiana lotta alla distrofia muscolare) di Monza che il 31enne frequentava: «Con te ogni conversazione era un viaggio, ogni incontro un’opportunità di imparare. La tua capacità di gestire un comando elettronico, un computer mi hanno sempre positivamente stupito. Da te abbiamo imparato l’importanza dell’amicizia vera, quella senza distanze e senza barriere: tu ci hai insegnato come vivere con passione, come affrontare le tempeste con coraggio, la tua energia è stata contagiosa fino alla fine e il tuo spirito indomabile».
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