A Vibo teatro ancora chiuso ma aprirlo non basta: «Bisogna avere la capacità di gestirlo con competenza»
La danzatrice vibonese Enrica Candela sollecita il Comune ad adottare scelte coraggiose in vista dell'inagurazione definitiva della struttura e rimarca l’importanza della collaborazione tra associazioni e istituzioni per superare l’impasse

Prima l’apertura, il primo spettacolo con un pubblico acclamante e artisti di spessore, poi il buio. In questi mesi, la questione del teatro comunale di Vibo Valentia, è rimasta in sospeso. Come un fantasma che si aleggia sulla una città. Una struttura che potrebbe dare un contributo significativo, a livello provinciale e non, nel settore cultura e nel recupero della identità e memoria tanto caro alla comunità quanto a diversi sodalizi attivi nel comprensorio. Uno spunto di riflessione viene offerto da Enrica Candela che, con la sua Veipo Cam, per decenni ha cercato di valorizzare la danza e i talenti locali, troppo spesso costretti ad emigrare verso più fortunati lidi per poter realizzare i propri sogni. E proprio la professionista, in prima fila nell’organizzazione di un incontro-dibattito sul tema “Cultura, arte ed economia. Sviluppo del turismo attraverso l’alta formazione e lo spettacolo dal vivo”, che sarà promosso nel mese di gennaio 2025 (in campo la Veipo Cam, la Biblioteca calabrese, Provincia e Comune di Vibo, Comune di Ionadi, Associazione Murmura), ribadisce quanto il teatro in città «possa essere un volano di sviluppo per il turismo e per l’economia locale».
Il teatro di Vibo in stand by
Un’analisi lucida nella quale si evidenzia la necessità di risolvere “l’impasse teatro” partendo da una indispensabile conoscenza della materia, da una buona organizzazione e dalla capacità di intercettare le giuste risorse per consentire al teatro non solo di partire ma anche di proseguire in futuro la sua attività. Ma andiamo con ordine.
«Il tema di realizzazione del teatro è davvero delicato e difficile da attuare se non si hanno le competenze necessarie», spiega. «La crescita di un settore può avvenire solo attraverso la confluenza e la sinergia tra le varie tematiche di sviluppo culturale del territorio e con il sostegno delle diverse forze politiche, istituzionali e sociali con una visione aperta e democratica».

La presidente Veipo Cam rimarca: «Aggiungo che in questa situazione di stallo ineluttabile, sia durante il tentativo di apertura precedente del teatro che oggi nell’attuale avviamento, vi sono gruppi di persone, di amatori “amatoriali” o operatori attivi in altre realtà che, senza conoscere e avere idea delle problematiche reali a cui è sottoposta una Struttura teatro, si offrono quali sostenitori e possibili gestori con le loro idee, conoscenze e competenze. Una grande confusione che destabilizza tutti e, credo anche, l’istituzione comunale ed il sindaco stesso».
«Certamente l’amministrazione comunale e l’assessorato alla cultura, unici designati a tale realizzazione ed apertura, hanno la necessità e il bisogno di sapere, conoscere e meglio comprendere ciò che avviene in un ambito complesso e difficile come quello del mondo dell’arte e della gestione di un teatro provinciale», tuttavia bisogna avere la capacità di «mantenere intatta la propria egemonia, non assemblarsi a condizioni già esistenti e scontate». Per Enrica Candela «avere la forza di compiere delle scelte, che al momento possono apparire difficili, significa salvaguardare il proprio territorio e il proprio teatro per proiettarli in un programma diversificato e concorrenziale».
Un teatro aperto al territorio
Per la professionista, dunque, «prima di essere un problema economico, risolvibile anche attraverso l’apporto di finanziamenti regionali e nazionali, quello del teatro è soprattutto un discorso di capacità organizzativa e logistica dell’amministrazione comunale che deve farsi affiancare dalle diverse competenze dei vari ambiti organizzativi, gestionali, tecnici e artistici. Forse la partenza sarà più dura di quella affidata, anche solo in partecipazione, ad altri o a terzi ma otterrà, di contro, il sostegno della città e del territorio che saranno consapevoli della volontà di costruire una realtà propria, diversa, unica e soprattutto produttiva».

Candela ripropone dunque il suo concetto di teatro condiviso inteso come «un teatro aperto, luogo d’incontro e importante punto di riferimento. Uno spazio culturale polivalente, un punto di riferimento territoriale inserito in un sistema attivo aperto alla partecipazione di tutti, un punto di aggregazione che guarda, con particolare attenzione, al mondo della scuola, al mondo dei ragazzi ed in cui si intensificano le proposte culturali adatte alle nuove generazioni».
E ancora: «La sala teatrale dovrebbe essere a disposizione anche degli artisti della città, del territorio e della regione ed ospitare rassegne ed eventi teatrali, laboratori artistici, incontri sull’arte, saggi, presentazione di libri, workshop, laboratori di danza e di teatro. Appare evidente che alla base dovrà mantenere la sua origine tradizionale attraverso la fruizione di spettacoli di alto livello professionale dei diversi ambiti e settori artistici in modo che attraverso la visualizzazione si crei confronto e capacità critica, che sembra ovunque ormai “ahimè” sottesa o perduta. Questa la mia visione e speranza che ritengo vada oltre l’attesa apertura del teatro e che richiederà un lavoro più lungo e complesso che con il tempo sarà sicuramente raggiunto».
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