Continuano a riservare diversi particolari inediti i verbali del collaboratore di giustizia, Raffaele Moscato, confluiti nell’operazione antimafia denominata “Rimpiazzo” contro il clan dei Piscopisani e depositati anche al Tribunale del Riesame in occasione dei recenti ricorsi decisi in ordine ad alcune posizioni per le quali la Dda di Catanzaro ha chiesto l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. “I conti della droga – spiega Moscato – li teneva Rosario Fiorillo in alcuni block notes custoditi in una cassaforte che era dietro un quadro della sua cameretta in via Fiume a Piscopio. Anche i proventi della droga erano percepiti da Rosario Fiorillo che doveva poi rendere conto al cugino Michele Fiorillo, detto Zarrillo. Da quei conteggi venivano detratte anche le spese quali quelle per gli avvocati in caso di arresti. Era stato Rosario Battaglia ad incaricare Rosario Fiorillo a tenere questi conti. In tali conteggi erano compresi anche prestiti che facevamo a terzi per commerciare lo stupefacente quali Salvatore Tripodi di Portosalvo. Nella cassa finivano pure i proventi delle estorsioni e delle bische”.
I ricordi di Raffaele Moscato sono precisi anche su numerosi altri dettagli. “La sostanza veniva custodita in un immobile di Piscopio sito nei pressi della piazza e spesso veniva portata con una Smart. In qualche circostanza la droga l’ho presa da Michele Silvano Mazzeo di Mileto. Una partita di erba l’abbiamo invece rubata a Francica da una piantagione dove poi è stato effettuato un sequestro di circa mille chili”. La cocaina sarebbe stata portata in grande quantità anche da Piscopio a Palermo, con Giovanni Faraone di Bagheria – all’epoca 27enne – arrestato nel 2011 dalla Squadra Mobile di Vibo sull’autostrada A3 mentre trasportava un fucile a canne mozze ed un chilo di cocaina.
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