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Il gran “ritorno” delle Grotte di Zungri, oltre ventimila visitatori nella stagione estiva

Il resoconto di una stagione impegnativa ed entusiasmante che ha riportato il sito della valle degli Sbariati, dopo l’emergenza pandemica, al centro del turismo vibonese e calabrese. La direttrice del Museo, Pietropaolo sui progetti futuri: «Punteremo a valorizzare gli antichi mestieri scomparsi»

Il gran “ritorno” delle Grotte di Zungri, oltre ventimila visitatori nella stagione estiva
Le grotte di Zungri, foto dalla pagina fb del Museo
L’insediamento rupestre, immagine dal sito internet delle grotte di ZUngri

È tra i luoghi vibonesi e calabresi più visitati. Al meraviglioso percorso nella storia si aggiunge una buona strategia comunicativa e originali iniziative che hanno richiamato l’attenzione sia di turisti che residenti. Le grotte di Zungri e il Museo della civiltà rupestre e contadina “chiudono” la stagione estiva con ottimi dati. Un segnale incoraggiante che arriva dopo il lungo quanto difficile periodo pandemico. Con la direttrice del Museo, Maria Caterina Pietropaolo, abbiamo analizzato l’andamento del flusso turistico da marzo fino ad agosto: «Nonostante il 2022 sia iniziato con tanta incertezza a causa della pandemia ancora in corso, con la riapertura del Museo si è registrato un afflusso sempre crescente di visitatori fino a raggiungere più di 20.000 ticket. Il ritorno del turismo straniero – specifica la Pietropaolo – ha riportato i numeri a quelli del 2019, anno molto fortunato per il sito, in cui si è raggiunto il maggior numero dei visitatori». [Continua in basso]

Le grotte di Zungri

L’emergenza pandemica ha lasciato un’eredità pesante e molti centri culturali o siti d’interesse storico archeologico hanno riaperto i battenti con non pochi timori: «Passata la paura del Covid si lavora con più serenità anche in vista della programmazione di eventi futuri. In primis, l’offerta rivolta alle scuole, con le uscite didattiche autunnali e poi primaverili. Inoltre – aggiunge la Pietropaolo – la stretta collaborazione con guide turistiche ed ambientaliste certificate, che si è ben consolidata in questi ultimi anni, ci consente di poter garantire delle visite e dei laboratori rivolti a più gruppi contemporaneamente. Si cerca – rimarca la direttrice del Museo– di focalizzare appuntamenti su obiettivi precisi rivolti ai momenti di svago, lezioni di gruppo in spazi aperti, lontano dalle aule o ambienti chiusi davanti ad un monitor, stimolando nei ragazzi la voglia di conoscere modi di vita diversi ma che appartengono al nostro passato». L’insediamento si trova nell’immediata periferia del centro storico di Zungri, in località Fossi, sul costone esposto a sud-est della valle della fiumara Malopera. L’agglomerato di case-grotte sembra risalire al X-XII secolo e l’intera area viene riconosciuta con il nome di “Valle degli Sbariati” (monaci venuti dall’Oriente, presumibilmente primi abitanti del sito). L’area è attualmente composta da un centinaio di grotte, di varie dimensioni e forme, occupa una superficie di circa 3000 mq ed è considerato un sito unico a livello regionale.

La programmazione degli eventi

Le grotte di Zungri

Nonostante l’estate stia procedendo verso “l’archiviazione”, il lavoro al Museo continua ad essere incessante e si pensa alla programmazione destinata ai prossimi mesi. Tra gli appuntamenti oggetto di valutazione, le manifestazioni natalizie con in testa il presepe vivente lungo le vie del centro storico: «Si sta pensando ad un evento che coinvolga alcune associazioni sportive unendo percorsi in bici e trekking alla scoperta del territorio e dei prodotti tipici con tappa finale alle Grotte». E ancora: «Si è avviato un tavolo tecnico per la discussione di progetti di collaborazione per lo studio dell’insediamento con la facoltà di Architettura di Reggio Calabria e con l’Università della Calabria», informa Pietropaolo.

I laboratori

Il Museo di Zungri

Non solo: «Altro progetto importante ma ambizioso è quello di creare laboratori che possano coinvolgere anche la comunità locale sulla riscoperta dei vecchi mestieri come l’arte dell’intreccio per la realizzazione di cesti e la tessitura al telaio. Si tratta – specifica la direttrice del Museo – di arti antiche che sono state fondamentali per la sopravvivenza della comunità, che, pur se tramandate nei secoli, con l’avvento della modernità sono scomparse». Il tutto rientra nella mission dell’intero complesso culturale che mira a custodire la memoria degli antichi mestieri del territorio: «La realizzazione di questi laboratori non potrà che accrescere l’alto valore culturale in esso intrinseco. Raccontare la storia, riscoprire i mestieri, gli usi e i costumi potrebbe essere un valore aggiunto per la crescita di questo piccolo centro del Poro che sta diventando un polo d’attrazione turistico molto importante».

Il laboratorio artistico

In questo solco, scandisce la Pietropaolo «stiamo infatti sperimentando gli effetti positivi che sta riscontrando il “laboratorio artistico”, avviato grazie al concorso del Comune che ha visto gli artisti impegnati nel dipingere sulle vecchie porte il cui fine ultimo era quello di “rianimare” un centro storico semi-abbandonato. Centinaia di visitatori, ogni giorno, passeggiano per le piccole viuzze dopo aver visitato il Museo e le Grotte, divertiti e compiaciuti anche nel leggere poesie in vernacolo, antichi proverbi, oltre che ammirare queste bellissime porte che possiamo considerare delle vere e proprie opere d’arte. Un lavoro lungo ma costante che ci rende orgogliosi e soddisfatti ma che ci spinge a fare sempre di più, a sviluppare nuovi progetti che possano coinvolgere non solo i visitatori ma anche i cittadini, a lavorare a servizio della comunità di cui siamo parte integrante». Un attaccamento alle tradizioni e alla propria terra che porta buoni frutti: «È proprio il sentirsi parte attiva della comunità a cui si appartiene e lavorare incondizionatamente per il bene di essa che genera le maggiori soddisfazioni», conclude Pietropaolo.

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