A tavola col telefonino per sentirsi un pò a casa: il Natale dei fuorisede lontani dalla Calabria
Il racconto dei vibonesi al Nord che, a causa della pandemia da coronavirus, non sono potuti tornare in Calabria nel periodo dell'anno più atteso per rivedere familiari e amici. Ecco come si sono organizzati
Chi per le restrizioni negli spostamenti decisi dal Governo, chi per lavoro, chi per tutelare i proprio familiari poiché residente in zone dove si continuano a registrare alti numeri di contagio da coronavirus. Sono tanti i fuorisede che, in occasione del Natale, non sono rientrati in Calabria. Le vacanze fino al 6 gennaio rappresentavano una delle circostanze più sfruttate per i rientri nei paesi d’origine. Carovane di famiglie che, ogni anno, muovendosi da Nord verso Sud, riabbracciavano i propri cari. Auto cariche di regali, spinte dall’ancestrale richiamo del ritorno alle “sacre sponde”. Ma con la pandemia, anche le tradizioni più granitiche hanno subito dei cambiamenti.
Natale lontano dalla Calabria
Ed è così che le tavole “si stringono”, i commensali diminuiscono. Le luci dei presepi riscaldano un’atmosfera resa più malinconica dai non ritorni. E ci sono nuclei familiari a cui il virus ha strappato molto di più di un pranzo nel giorno di festa: l’amore di una persona cara, il lavoro, la serenità, la certezza del futuro. Mesi di attesa e di sofferenza che hanno piegato ma non spezzato il desiderio di riprendere in mano la propria vita. Di ripartire. Sentimenti che animano anche i cuori dei calabresi costretti a rimanere al Nord.
Le testimonianze dei vibonesi al Nord
«Da 18 anni, ogni anno, aspetto con ansia questi giorni per gustarmi il ritorno a “casa”. Il posto dove si è nati e cresciuti non si dimentica mai», dice Domenico, da anni residente nelle Marche (originario di Sant’Onofrio). Poter rientrare in Calabria «vuol dire ritornare un po’ bambini e rivivere sensazioni sopite». Ma tornare per le feste natalizie, con quell’atmosfera unica «ha un sapore diverso, qualcosa in più. Vuol dire ‘famiglia’, calore, anche un po’ di spensieratezza», aggiunge. Quest’anno tutto ciò non sarà possibile «ma -assicura – ci rifaremo». Sempre nella stessa famiglia, la sorella Michela, anche lei d’istanza al Nord, ha fatto invece ritorno in terra calabra, in quanto residente. Nuclei familiari divisi, insomma, tra chi ha potuto e chi non ha potuto per via delle restrizioni stabilite dal Governo.
Altra testimonianza, storia diversa con Gregoria, da anni residente in Veneto (originaria di Vibo Valentia): «Le feste di Natale sono state per anni un momento di unità familiare. I miei genitori venivano dalla Calabria per stare con noi durante le vacanze. Erano loro a spostarsi. Quest’anno – evidenzia – le cose saranno diverse e ci dispiace. Cercheremo di organizzarci con le videochiamate e chissà anche qualche gioco a distanza. Un modo per accorciare almeno un po’ le distanze».
E poi ci sono ricordi che vorresti rivivere all’infinito, attorno alle tavole vestite a festa. Prelibatezze di ogni sorta preparate da mani esperte che riportano alla leggerezza dell’infanzia. Tutto era semplice, ogni persona al proprio posto: «I momenti conviviali, le risate, gli abbracci dei parenti che non vedi da mesi ma anche il colore delle tavole, i piatti succulenti, il profumo del mare, l’amore e l’affetto della famiglia. Sono questi aspetti– racconta Antonio, residente in Lombardia ma originario di Vibo Valentia – a regalarti emozioni che solamente attraverso la vicinanza puoi vivere davvero. Mi mancano anche le partite a carte – aggiunge -ma rimanderemo tutto a periodi più sereni».