sabato,Aprile 20 2024

Lavoro in nero e irregolare nel settore turistico: maglia nera per il Vibonese

L'Ispettorato del lavoro ha eseguito controlli in tutta Italia: il 76% delle imprese non è in regola. Nella nostra provincia la percentuale sale al 100%

Lavoro in nero e irregolare nel settore turistico: maglia nera per il Vibonese

Nei giorni scorsi ispettori del lavoro e carabinieri del Comando tutela del lavoro hanno svolto in tutto il territorio nazionale – con la sola esclusione delle province di Trento e Bolzano – una rilevante operazione di vigilanza straordinaria, promossa e coordinata dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, che ha riguardato i settori del turismo e dei pubblici esercizi ed è stata mirata al contrasto al lavoro sommerso e alla verifica del rispetto della disciplina in materia di salute e sicurezza. I controlli hanno interessato 445 aziende, delle quali il 76% è risultato irregolare, con picchi del 95% al Sud. Questa la situazione relativa alle province calabresi: nel Catanzarese su 5 aziende ispezionate 4 sono risultate irregolari, in queste 9 lavoratori su 26 sono in nero o con contratti irregolari; a Cosenza 7 aziende su 7 sono irregolari, in queste 34 lavoratori su 41 sono risultati in nero o cn contratti irregolari; a Crotone l’unica azienda ispezionata è risultata irregolare, con 5 lavoratori su 6 in nero; a Reggio Calabria 6 aziende su 6 sono irregolari con 18 lavoratori su 31 in nero o con contratti irregolari; infine a Vibo Valentia l’unica azienda controllata è risultata irregolare con 8 lavoratori su 8 in nero o con contratti irregolari. [Continua in basso]

Dati devastanti li ha definiti Giuseppe Valentino, segretario regionale di Filcams Cgil: «In Calabria ci sono addirittura province che segnano il 100% di irregolarità, come la Filcams Cgil Calabria ha denunciato infinite volte, siamo alla giungla. Si sveglierà questa politica sempre alla ricerca del miglior sponsor per promuovere le nostre meraviglie quando basterebbe partire dalle fondamenta dal lavoro e dalla sua qualità, dal rispetto della dignità di chi nel turismo vuole lavorarci e costruire la sua professionalità ed il suo futuro? Perché dovrebbe essere un’utopia formarsi e crescere in Calabria vivendo e lavorando tra le nostre meravigliose località a vocazione turistica? Lo é perché lavorare nel settore del turismo calabrese oggi significa fare la fame e massacrarsi, non avere orari e tempo libero nei mesi di alta stagione e rimanere a bocca asciutta già a settembre».

«Per questo – aggiunge Valentino – come Filcams Cgil Calabria non abbiamo esitato a criticare i provvedimenti che la Giunta regionale e in particolare l’assessorato al Turismo hanno in questi anni definito per il settore; a partite dagli incentivi ed i ristori a pioggia, dati senza alcun criterio etico che, dati alla mano, evidentemente e come avevamo previsto, sono andati ad aziende irregolari. Abbiamo perso il ciuccio ed il sapone insomma… Ora è tempo di risposte, di mettere mano ad un settore che non può vivere di offerte di lavoro un tanto al chilo sui social dove stanno crescendo episodi di vero e proprio caporalato digitale, occorrono risposte adeguate e norme certe per tutelare l’occupazione; così come abbiamo chiesto unitariamente in un recente incontro all’assessore al Lavoro, Giovanni Calabrese. Abbiamo chiesto di limitare l’utilizzo dei fondi a pioggia e gli incentivi alle imprese nel nuovo bando che l’Assessorato al Lavoro sta preparando per le assunzioni stagionali nel Turismo e di indirizzarli alle imprese che rispettano i contratti ed i dipendenti; siamo stati rassicurati che le nostre istanze verranno prese in considerazione: dopo il report diffuso dall’Ispettorato nazionale del lavoro ci aspettiamo una conferma immediata. Inoltre – conclude il rappresentante del sindacato – è assolutamente urgente e non rinviabile definire un patto, un accordo tra le parti, che metta regole e dia prospettiva in termini di qualificazione al settore turistico calabrese. Il turismo può e deve diventare un settore ad alta produzione ed occupabilità in Calabria, soprattutto se non si continuano a buttare a mare risorse ed opportunità».

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