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Lavoro nel Vibonese, ripresa sul fronte dell’occupazione ma il reddito medio è fra i più bassi d’Italia

In occasione del Primo maggio, Confartigianato ha elaborato un'analisi che evidenzia come il mercato del lavoro si stia rialzando dopo la pandemia. Vibo è tra le province con i maggiori livelli di crescita ma non mancano le zone d'ombra: qui si guadagna la metà rispetto alla Lombardia

Lavoro nel Vibonese, ripresa sul fronte dell’occupazione ma il reddito medio è fra i più bassi d’Italia

Si sta tornando pian piano ai livelli occupazionali pre pandemia, a Vibo Valentia più che altrove in Calabria. La provincia vibonese infatti segna una più ampia differenza tra la quota di occupati sulla popolazione del 2022 rispetto a quella del 2019, in percentuale si tratta del +8%. La media calabrese si attesta invece su -1,8%: nel 2002 infatti gli occupati sono complessivamente 529mila, numero ancora inferiore di 10mila unità rispetto ai 539mila occupati del 2019. È quanto emerge dal nel 24esimo report dell’Osservatorio Medie e piccole imprese di Confartigianato Calabria dal titolo “Primavera 2023: tendenze, cambiamenti e incertezze”.
Se Vibo è anche a livello nazionale una delle province che registra una maggiore ripresa dopo la crisi scatenata dall’emergenza Covid, nelle altre province calabresi si arranca ancora: Reggio Calabria raggiunge i livelli occupazionali pre pandemia senza superarli (+0,1%); tutte le altre restano invece ancora sotto i livelli 2019 performando peggio della media regionale: Catanzaro (-2,6%), Cosenza (-4,0%) e Crotone (-5,1%). [Continua in basso]

Forte ripresa nel manifatturiero, non nei servizi

L’analisi di Confartigianato si sofferma poi sui dati dei singoli settori. Quel che emerge è sono soprattutto il manifatturiero e quello delle costruzioni a guidare la ripresa post Covid. A livello provinciale nel manifatturiero esteso l’occupazione recupera e supera i livelli 2019 facendo meglio della media regionale a Vibo Valentia (+131,8%), che si posiziona prima nel ranking nazionale, a cui segue Crotone (+34,6%), terza nel ranking nazionale, e Catanzaro (+10,4%), mentre restano indietro rispetto ai livelli pre crisi Covid-19 Cosenza (-5,9%) e Reggio di Calabria (-15,3%). Per quanto riguarda il settore delle costruzioni, nel 2022 in Calabria vede 9mila occupati in più rispetto al 2019: le province meglio messe sono Catanzaro (+79,0%), che occupa la quinta posizione nella classifica nazionale, e Vibo Valentia (+58,1%).

Nessun recupero rispetto al 2019, invece, per quanto riguarda il settore dei servizi: in Calabria vi lavora il 71% degli occupati che si riducono di 19mila unità (-4,8%), calo determinato principalmente dalla riduzione del numero di lavoratori nel settore commercio, alberghi e ristoranti. A livello provinciale resta sotto i livelli pre pandemia con riduzioni più marcate della media per Cosenza (-7,1%), Vibo Valentia (-7,5%), Crotone (-8,4%) e Catanzaro (-13,7%) – quest’ultima occupa la 107° posizione su 107 della classifica nazionale per decremento più accentuato, al contrario recupera e supera il numero di occupati 2019 Reggio Calabria (+8,2%). Anche se, aggiunge Confartigianato, nel mese di aprile 2023 – complici vacanze pasquali e ponte del 25 aprile – la domanda di lavoro nell’ambito della ristorazione e dei servizi turistici sta conoscendo in Calabria una bella lievitazione con +49,2% e 2mila lavoratori in più rispetto all’aprile dell’anno scorso. La crescita risulta più spiccata a Vibo Valentia (+75,4%), Reggio Calabria (+55,6%) e Catanzaro (+51,8%).

Giù i lavoratori indipendenti, su i dipendenti

Evidenzia ancora Confartigianato: nel 2022 sono 131mila gli indipendenti – imprenditori, liberi professionisti, lavoratori autonomi, etc. – pari a un occupato su 4 (il 24,7% dell’occupazione totale), in calo rispetto al 2019 di 12mila unità (-8,4%). A livello provinciale le riduzioni più consistenti si rilevano a Reggio Calabria (-10,4%), Vibo Valentia (-24,9%) e Crotone (-31,0%).
I dipendenti, che sono 398mila e che rappresentano il 75,3% dell’occupazione complessiva, salgono, rispetto al 2019, di 2mila unità (+0,6%). A livello provinciale capacità di recupero più incalzanti rispetto alla media regionale della componente dipendente si osservano per le province di Vibo Valentia (+22,2%), Crotone (+6,0%) e Reggio di Calabria (+3,7%). Dinamica opposta per l’occupazione dipendente a Catanzaro (-2,3%) e Cosenza (-5,4%).

Le ombre: poco lavoro e tante volte irregolare

Nonostante i numeri sulla ripresa dell’occupazione forniti da Confartigianato, non è però tutto rose e fiori. È vero che Vibo Valentia recupera e tanto rispetto ai livelli pre pandemia, ma è altrettanto vero che rimane comunque tra i territori con la più alta disoccupazione. Fenomeno che ha del drammatico se si guardano i numeri relativi ai giovani: gli ultimi dati forniti da Istat, relativi all’anno 2021, bollavano la provincia di Vibo Valentia come l’ultima in Italia per tasso di occupazione giovanile: qui lavora solo il 31,2% delle persone dai 25 ai 34 anni. E quando il lavoro c’è, non è detto che non sia irregolare: nei giorni scorsi l’Ispettorato nazionale del lavoro ha eseguito controlli in centinaia di imprese turistiche in tutta Italia e ne è risultato che il 76% non è in regola. In provincia di Vibo ne è stata ispezionata una con 8 lavoratori su 8 in nero o con contratti irregolari.

A Vibo il reddito medio tra i più bassi d’Italia

Infine, altra zona d’ombra: da un’analisi condotta dal portale You Trend sulle dichiarazioni dei redditi fatte nel 2022 sui redditi del 2021, è risultato che Vibo Valentia è tra le province peggio messe d’Italia. La media nazionale è di 22,5 mila euro, in aumento sull’anno precedente. Ci sono però delle forti differenze fra Nord e Sud. Le tre province con il reddito medio più elevato sono infatti Milano (28,4 mila euro), Monza e Brianza (25mila) e Bologna (24,6 mila), mentre le tre con i redditi più bassi sono tutte nel meridione: Crotone (14,4 mila), Agrigento (14,6 mila) e Vibo Valentia (14,6 mila).

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