giovedì,Aprile 25 2024

Il Corsivo | I nuovi rapporti di forza nel Vibonese dopo le elezioni provinciali

I toni trionfalistici del senatore Mangialavori si scontrano con i numeri. Il risultato di De Nisi diventa determinante per la nomina del nuovo presidente del Consiglio provinciale. Il tracollo del Pd, la mancata interrogazione di Viscomi e le dichiarazioni esilaranti di Tassone

Il Corsivo | I nuovi rapporti di forza nel Vibonese dopo le elezioni provinciali
Giuseppe Mangialavori

Il risultato delle recenti consultazioni per il rinnovo del Consiglio provinciale ha evidenziato nuovi scenari politici che saranno destinati ad influenzare in maniera pregnante il territorio vibonese. Tanti gli aspetti che meritano di essere approfonditi, ma ancor prima occorre fare delle considerazioni di carattere generale che costituiranno le linee guida intorno alle quali si svilupperà il nostro approfondimento. Va subito detto che la vera sfida non è stata tra centrodestra e centrosinistra, ma si è svolta  all’interno della prima coalizione tra il senatore di Forza Italia, Giuseppe Mangialavori, ed il consigliere regionale di Coraggio Italia Francesco De Nisi.  Va poi aggiunto che il risultato elettorale ha confermato la scomparsa del Partito democratico nel vibonese, a conferma delle fallimentari scelte della dirigenza provinciale. Ciò posto, occorre soffermarsi sulle dichiarazioni post voto di alcuni esponenti politici, per verificare se esse, alla luce dei numeri, siano aderenti ai fatti. Per quel che abbiamo sopra detto, l’inizio va riservato al senatore Mangialavori il quale, attraverso un trionfalistico comunicato, ha parlato di una straordinaria affermazione di Forza Italia, confermatosi il primo partito della provincia con il 42% dei consensi. [Continua in basso]

Francesco De Nisi

Noi riteniamo, per una serie di motivi, che non sia tutto oro ciò che luccica: 1) intanto Forza Italia ha perso un consigliere non riuscendo a confermarne cinque e fermandosi a quattro; 2) nel comune capoluogo di provincia il partito è rimasto all’asciutto, essendo stato “trombato” Giuseppe Russo, (su questo punto nel prosieguo apriremo una parentesi) ; 3) con la percentuale riportata Forza Italia non è in grado di eleggere nel 2022 il nuovo presidente del Consiglio provinciale e Mangialavori sarà costretto, col cappello in mano, a trovare un accordo con De Nisi; 4) La percentuale ottenuta da FI può essere anche dovuta alle probabili promesse fatte dal senatore a vari sindaci (almeno 2-3) di candidarli a presidente della Provincia, e questo comporterà, quando inevitabilmente dalle promesse si passerà alla concreta designazione, che gli esclusi gabbati  e disillusi possano far venir meno il loro apporto. Tornando alla bocciatura di Giuseppe Russo, il quale nel Comune capoluogo ha ottenuto solamente sei voti nonostante il  gruppo consiliare di Forza Italia sia forte di ben undici consiglieri, bisogna chiedersi se la sua bocciatura sia il frutto di una decisione autonoma del gruppo oppure del solito cinico calcolo politico del senatore. Noi riteniamo più probabile la seconda ipotesi sulla scorta della “sapiente” distribuzione dei voti a favore degli altri candidati della lista, appartenenti a Comuni nei quali Mangialavori ha tutto l’interesse ad incrementare le proprie entrature. Chiuso questo capitolo e passando al risultato ottenuto dalla lista di “Coraggio Italia”, riteniamo che la conquista di un seggio in più da parte di De Nisi, che da due sale a tre consiglieri, non rappresenti il dato più significativo della sua affermazione – pur essendo vero che tale conquista gli consente di accorciare le distanze e stare col fiato sul collo di Mangialavori nella sfida per la leadership della coalizione – ma che esso vada individuato nella diversa “composizione” del  consenso ottenuto. Il suo 32% De Nisi lo poggia sul modo di fare politica e non su false promesse e distribuzione di prebende.

Quanto alla terza lista “La Provincia del futuro”, l’interesse era tutto catalizzato sul risultato che avrebbero ottenuto i candidati del Partito Democratico. Esso è stato tragico, un solo consigliere ultimo degli eletti per il rotto della cuffia, una vergogna senza precedenti per un partito nazionale completamente scollato dalle realtà territoriali. Le responsabilità e le cause di questo mesto epilogo sono facilmente individuabili e, senza voler andare troppo indietro nel tempo, basti ricordare la cervellotica guerra contro Censore intrapresa prima dalla dirigenza regionale e culminata con il veto imposto da Filippo Callipo alla candidatura dell’ex parlamentare in occasione del rinnovo del Consiglio Regionale nel 2020, e poi da quella provinciale, in occasione delle più recenti consultazioni regionali, attraverso l’escamotage di riconfermare i consiglieri  uscenti (leggi Luigi Tassone) con la conseguente esclusione di Censore,  mirante in realtà unicamente a spianare la strada a Mammoliti. L’ex parlamentare, oltre ad aver contribuito a fare le fortune del Pd, era l’unico, piaccia o non piaccia, in grado di mantenere uniti i vari sindaci del territorio ed evitare la disgregazione del partito. Ancora peggio se guardiamo alla specifica gestione delle consultazioni in commento da parte della segreteria provinciale: prima pomposi annunci rivolti agli altri partiti al fine di valutare l’idea di non presentare le liste, stante l’anomalia rappresentata da un presidente rinviato a giudizio, poi un precipitoso cambio di rotta con la candidatura di propri esponenti senza simbolo in una lista civica; infine l’impegno a far presentare all’on. Viscomi una  interrogazione parlamentare sull’anomala situazione dell’ente provinciale, rimasta puntualmente senza alcun riscontro, col  risultato di costringere a fare un passo indietro ed a dichiarare il proprio disimpegno dalla competizione a pezzi importanti del partito (leggi gruppo Luciano), non intenzionati a farsi coinvolgere in questa babele. Messe insieme tutte queste cose, il risultato non poteva essere diverso, e di fronte ad esso appaiono veramente esilaranti le dichiarazioni dell’ex consigliere regionale Luigi Tassone – oggi aspirante segretario provinciale – il quale, ritenendo il risultato ottenuto congruo per un grande partito nazionale, sente il bisogno di complimentarsi col segretario uscente per l’ottimo lavoro svolto. Siamo veramente oltre le comiche e ci chiediamo se a livello romano possano pensare di affidare il partito provinciale ad un personaggio politico del genere.

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