venerdì,Marzo 29 2024

Lotta alla ‘ndrangheta tra potere e processioni, dibattito a Vibo con gli studenti

Al Liceo Vito Capialbi ne hanno discusso il sottosegretario Wanda Ferro, il questore, il comandante provinciale dei carabinieri, il prefetto e l’avvocato Pisani

Lotta alla ‘ndrangheta tra potere e processioni, dibattito a Vibo con gli studenti

Il limite tra lecito e illecito, ‘ndrangheta, potere e ostentazione nella società. Processioni e inchino”. Questo il tema dell’incontro dibattito svoltosi nella mattinata odierna nell’aula magna del Liceo Statale Vito Capialbi di Vibo Valentia che ha registrato la presenza del sottosegretario al Ministero dell’Interno Wanda Ferro. Dopo i saluti da parte del dirigente scolastico, Antonello Scalamandrè, del prefetto di Vibo Valentia, Paolo Giovanni Grieco, di Caterina Muggeri presidente della Croce Rossa, il sottosegretario Wanda Ferro ha risposto alle domande degli studenti.

«La vera scommessa – ha dichiarato Wanda Ferro – non è certo trovare ciò che la ‘ndrangheta offre perché ai giovani offre soltanto delle scorciatoie illusorie. Uscite, cari ragazzi, dalla società della paura e scendete nella società del rischio, scegliendo da che parte stare». È quindi intervenuto l’avvocato Salvatore Pisani che ha ricordato la configurazione del reato di turbatio sacrorum ogni volta che nel corso di una processione religiosa la statua viene fatta sostare dinanzi all’abitazione di un capoclan o di un suo congiunto. Due le condotte antigiuridiche nel caso di specie: l’impedimento della funzione, consistente nell’ostacolare l’inizio o l’esercizio della stessa fino a determinarne la cessazione, oppure la turbativa della funzione che si verifica quando il suo svolgimento non avviene in modo regolare. La pena in tale caso può arrivare sino a due anni di reclusione.

«Il noto caso verificatosi a Corleone nel 2016 – ha evidenziato l’avvocato Pisani – quando la statua ebbe ad effettuare due soste, seppur di pochi secondi, davanti l’abitazione della moglie del capo dei capi di Cosa Nostra si è concluso con sentenza definitiva della Corte di Cassazione e con condanna del capo vara alla pena di sei mesi di reclusione». Il questore di Vibo, Cristiano Tatarelli, dal canto suo si è soffermato sulle rappresentazioni religiose e l’ostentazione del potere ‘ndranghetistico, andando all’origine del fenomeno e illustrando le misure di sicurezza da adottare. Il questore ha poi trattato il tema della religione come strumento di legittimazione di alcuni modus operandi della criminalità organizzata. Il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Luca Toti, ha invece sottolineato l’importanza del reato di associazione mafiosa introdotto nel 1982 nel codice penale. «Nella lotta alla ‘ndrangheta – ha concluso Toti – insieme si va più lontani ed il contrasto alle mafie non si fa solo con le indagini ma anche con incontri come quello di oggi».

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