domenica,Aprile 28 2024

Porto di Vibo Marina: il CdS riassegna i lavori delle banchine alla prima ditta classificata

Riformata la sentenza del Tar che aveva invece dato ragione alla seconda impresa per le opere di consolidamento nella più importante infrastruttura del Vibonese

Porto di Vibo Marina: il CdS riassegna i lavori delle banchine alla prima ditta classificata
Una veduta del porto di Vibo Marina
Una veduta dall’alto di Vibo Marina

Ritorna alla ditta “Franco Giuseppe srl” l’appalto per l’esecuzione dei lavori di risanamento e consolidamento delle banchine Pola e Tripoli del porto di Vibo Marina. La quinta sezione del Consiglio di Stato ha infatti accolto l’appello della ditta – rappresentata e difesa dagli avvocati Francesco Vagnucci, Crescenzio Santuori – contro l’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio, e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. La gara di appalto è stataaggiudicata con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa per un valore (lavori a corpo) pari a 5.500.000,00 euro, ed è stata articolata, quanto alle lavorazioni previste, in sei “macro-voci”, suscettibili di variazioni in aumento o in diminuzione, e ferma restando l’entità dell’importo complessivo. Nel giudizio di primo grado dinanzi al Tar, la Silem srl (seconda impresa classificata su un totale di soli due partecipanti) ha impugnato l’aggiudicazione che era stata disposta in favore dell’impresa “Franco Giuseppe srl”, odierna appellante, ritenendo la sua offerta viziata da difformità rispetto ai requisiti minimi stabiliti nel Pfte (Progetto di fattibilità tecnica ed economica). La Franco Giuseppe srl, pur avendo ottenuto un punteggio molto più basso per l’offerta tecnica aveva poi sopravanzato nel punteggio totale l’impresa concorrente grazie a un ribasso dell’11%. All’esito del giudizio di primo grado, quindi, il Tar aveva riconosciuto le ragioni fatte valere dalla ricorrente Silem srl annullando l’aggiudicazione in favore di Franco Giuseppe srl.

Le ragioni del Consiglio di Stato

L’impresa “Franco Giuseppe srl” ha così appellato tale sentenza del Tar ed il Consiglio di Stato le ha dato ora ragione. La relazione di verificazione, depositata il 24 agosto 2023 a firma dell’incaricato architetto Antonio Vocile, ha infatti confermato, dal punto di vista tecnico, “la fondatezza delle tesi sostenute dalla parte appellante, concludendo nel senso che l’offerta di quest’ultima, cioè della Franco Giuseppe srl, doveva ritenersi conforme alle caratteristiche minime del Pfte. A giudizio del verificatore – si legge nella sentenza del Consiglio di Stato – non si apprezzano, infatti, significative riduzioni delle misure o delle dimensioni delle lavorazioni portanti, né delle caratteristiche meccaniche, fisiche e tecnologiche dell’opera, né dei materiali di riempimento (acciaio e calcestruzzo). Per i giudici amministrativi di secondo grado “la Franco Giuseppe srl con il progetto definitivo presentato in sede di gara, senza ombra di dubbio non ha stravolto l’indicazione tipologica delle opere strutturali del Pfte e, pertanto, non ha dato luogo ad un diverso organismo come vuole lasciare intendere la Silem srl”. Ci si trova dunque – ad avviso del Consiglio di Stato – ad un “travisamento dei fatti operato dal Tar” in primo grado e da qui l’accoglimento del ricorso in appello presentato dalla ditta “Franco Giuseppe srl”, con riforma della sentenza di primo grado. Il Consiglio di Stato ha anche deciso che le spese del doppio grado di giudizio seguono la soccombenza e sono state liquidate in seimila euro in favore sia dell’odierna appellante sia delle amministrazioni costituite (unitariamente considerate), per un totale, dunque, di 12mila euro. Anche le spese per la verificazione sono state poste a carico dell’appellata Silem srl, soccombente nel presente giudizio.

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