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A Limbadi una pietra d’inciampo per Pantaleone Sesto, il ventenne morto nel lager di Dachau

La cerimonia nella scuola media cittadina, alla presenza della nipote Rosalba, che ne ha ricostruito la storia, e dei rappresentanti di Esercito, Guardia di finanza e Carabinieri

A Limbadi una pietra d’inciampo per Pantaleone Sesto, il ventenne morto nel lager di Dachau
Sesto Pantaleone, la cerimonia a Limbadi
I registri di Dachau e, nel riquadro, Pantaleone Sesto

Una cerimonia molto partecipata e a tratti commovente quella tenutasi ieri sera a Limbadi con la posa di una pietra d’inciampo in memoria di Pantaleone Sesto. «Fino a poco tempo fa mio zio era uno sconosciuto, un fantasma. Ora finalmente la sua comunità sa che è esistito e lo ricorda», ha detto commossa Rosalba Sesto, consigliere comunale di minoranza, medico di medicina generale e figlia del fratello maggiore di Pantaleone. È stata proprio lei a ricostruire la storia del ventenne limbadese morto nel campo di concentramento di Dachau nel gennaio del 1945. Qualche anno prima era partito volontario in guerra arruolandosi nella Finanza. Poi l’armistizio, probabilmente la scelta di non aderire alla Repubblica di Salò e l’arresto, nel 1944 quando si trovava a Trieste. Una fine atroce la sua, dopo essere stato una cavia per gli esperimenti sul vaccino per la malaria che si tenevano a Dachau.

Iera sera, nel paese da cui era partito per il fronte, la cerimonia a lui dedicata nei locali della scuola media. Il tutto impreziosito dagli intermezzi musicali e dalla mostra sulla Shoah curati da alunni e docenti della scuola media di Limbadi. È proprio qui che si è deciso di installare la pietra d’inciampo, un piccolo monumento per dare memoria imperitura ai cittadini sterminati dalla furia nazista. «Con questa pietra Pantaleone torna a casa, torna nella sua Limbadi e parla ai nostri giovani quale testimone vivo di quelle atrocità che si studiano sui libri di scuola», ha detto la dirigente scolastica Marisa Piro durante la cerimonia. Collocare la pietra d’inciampo all’ingresso della scuola – e non davanti alla casa natale come si usa fare in questi casi -, ha spiegato la preside, «assume un valore aggiunto. Su di essa cammineranno e inciamperanno i ragazzi ogni giorno entrando e uscendo da scuola. Su questa pietra camminano dunque le giovani generazioni, che rappresentano il futuro dell’umanità». Una scelta il cui valore è stato sottolineato anche dal sindaco Pantaleone Mercuri, che con la sua amministrazione ha raccolto da subito con entusiasmo la proposta della scuola. Presenti anche una rappresentanza della locale Stazione dei carabinieri, dell’Esercito con il comandante del 2° Reggimento Aves Sirio di Lamezia Fabio Bianchi e della Guardia di Finanza con il comandante provinciale Massimo Ghibaudo. Il giovane Sesto in guerra era partito con indosso proprio la divisa della Finanza, che ora ci ha tenuto a commemorarlo insieme a tutti i «soldati italiani e i finanzieri che dopo l’armistizio del ’43 furono catturati e in molti casi non fecero più ritorno dalle loro famiglie – ha spiegato il colonnello Massimo Ghibaudo -. Chi ha subìto quegli orrori e ha potuto raccontarlo, non c’è più o presto non ci sarà più. Restano i ricordi e restiamo noi che dobbiamo tramandare», ha detto rivolgendosi ai ragazzi.

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