domenica,Aprile 28 2024

Anziana a rischio sfratto alla casa di riposo Don Mottola di Tropea – Video

Il Comune di Spilinga non ha ancora stipulato la convenzione. L'appello di Rosa: «La pensione di mamma non basta a coprire la retta»

Anziana a rischio sfratto alla casa di riposo Don Mottola di Tropea – Video

Il Comune di Spilinga, capofila del distretto socio-assistenziale vibonese, ha tagliato i fondi destinati alla casa di riposo Don Mottola di Tropea, dove risiedono circa 50 anziani. Un provvedimento temporaneo, in attesa di stipulare una nuova convenzione con la Regione Calabria scaduta il 31 dicembre scorso. A farne le spese sono gli ospiti della struttura residenziale, i cui familiari dovranno farsi carico della retta per intero. Canone che dal 1° maggio del 2023, data di accreditamento della “Don Mottola” con la Regione Calabria, è aumentata a 1.550 euro mensili per le stanze doppie e 2.000 per le stanze singole. Una cifra alta ma giustificata dai costi maggiori determinati dall’incremento degli standard qualitativi e assistenziali (impiego di più personale) che la struttura ha dovuto conseguire proprio per ottenere l’accreditamento da parte della Regione. Ora a rischio ci sarebbero una ventina di anziani, quelli che non si possono permettere la retta per intero perché percepiscono una pensione che non raggiunge l’importo mensile necessario. È il caso della signora Maria Caterina, 92 anni, affetta da demenza senile. Dopo 20 anni di permanenza in quella che è diventata la sua casa, rischia di dovere lasciare la struttura. «Almeno fino a quando non sarà rinnovata la convenzione – dice la figlia, Domenica Rosa Battaglia -. Ho una pensione di invalidità di 300 euro, utilizzerò la somma per coprire le spese di mamma. Non voglio che venga messa alla porta. Ma non so come fare, anche perché mi hanno chiesto gli arretrati, circa tremila euro», conclude amareggiata la donna che si appella alla Regione. «La burocrazia non può penalizzare i soggetti fragili come gli anziani, la convenzione con la Regione va riattivata, è una questione di civiltà».

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