sabato,Aprile 27 2024

La truffa Whatsapp colpisce una pensionata di Rombiolo: «Mamma ho perso il telefonino, mi mandi i soldi?»

La disavventura di una 68enne che ha versato 2mila euro. L’operazione ha insospettito il tabaccaio, ma il denaro era già finito sul conto degli impostori

La truffa Whatsapp colpisce una pensionata di Rombiolo: «Mamma ho perso il telefonino, mi mandi i soldi?»

La banda della truffa Whatsapp colpisce ancora. L’ennesima vittima del raggiro è una pensionata di 68 anni di Rombiolo, nel Vibonese.  La donna, ha versato duemila euro per aiutare la figlia che vive fuori Regione. Una richiesta di aiuto che in realtà non è partita dalla figlia, ma da uno o più impostori che, fingendosi lei, hanno inviato una serie di messaggi: «Mamma, ho perso il telefonino, mandami subito dei soldi, presto!». Una mamma preoccupata non si fa troppe domande, ed è proprio su questo che puntano i truffatori. Così, quasi immediatamente, arriva la richiesta di denaro. Mille euro. «Ma come faccio?», chiede la donna sempre più in apprensione per la figlia. È il segnale che ha abboccato. Le istruzioni arrivano a stretto giro: «Riusciresti a effettuare una ricarica Money Sisal in una tabaccheria? Te li restituisco lunedì appena mi sbloccano il conto». E forniscono il numero di carta. La donna si precipita alla ricevitoria più vicina ma la trova chiuso. I truffatori non mollano. «Faccio una ricerca su internet e ti indico una tabaccheria aperta, mamma». 
Oggi, a due giorni di distanza, lo shock non è ancora scemato. La pensionata non si dà pace: «Alle 13.30 ho ricevuto il primo di una lunga serie di messaggi – racconta – era inusuale che mia figlia mi chiedesse soldi, la cifra era alta, ma come potevo dire no? Aveva bisogno del mio aiuto». Trovare un tabacchino che facesse ricariche non è stato semplice. Da Rombiolo la 68enne ha raggiunto prima la frazione Moladi, poi, su suggerimento di quella che pensava fosse la figlia, ha raggiunto Mesiano che dista una manciata di chilometri. «Ho atteso un’ora. Doveva ancora aprire. Ho versato 970 euro. Tanti me ne aveva chiesto. Ritorno in auto e arriva un altro messaggio. Una nuova richiesta. Questa volta 930 euro, “altrimenti si annulla la precedente operazione, mamma”. Rientro e il tabaccaio mi mette in guardia. “Signora, è sicura che sia sua figlia la persona che le sta chiedendo soldi?”. Nel frattempo continuavano ad arrivarmi messaggi di aiuto: “Mamma, mamma”. Ho insistito, dovevo versare la somma che mi chiedeva». Il commerciante esegue il nuovo versamento ma insiste: «Attenta signora, chieda qualcosa che solo sua figlia può conoscere. Ad esempio, come si chiama la nonna…».  La donna accetta il suggerimento e manda un messaggio con la domanda fatidica al suo interlocutore: «Da quel momento è calato il silenzio e ho realizzato che ero stata truffata. Ho urlato. Ho pianto. Ho raggiunto casa e alcuni vicini mi hanno dovuto sorreggere. Non potevo credere di essere stata raggirata. Come avevo potuto credere a tutta quella storia?». Oggi tra le mani le resta la copia della denuncia che ha sporto ai carabinieri, che hanno avviato le indagini contro ignoti. E mille euro in meno nel portafoglio. «Mi hanno colpito nella mia dignità, mi sono sentita una stupida. Questo fa più male dei soldi che ho perso. Mi sono sentita come se mi avessero drogato mentalmente», ripete. Una disavventura che ha lasciato l’amaro in bocca alla figlia della donna: «Sono delinquenti che giocano con gli affetti e con la fragilità delle persone. Rubano soldi ma anche pezzi di cuore, sensibilità e serenità. Oggi vittima è stata mia madre. Hanno fatto leva sulle sue paure, sul suo altruismo, sulla preoccupazione per i “figli lontani”. È facile dire che poteva non cascarci perché se ne sentono tante, perché c’erano tanti indizi che avrebbero dovuto farle capire che qualcuno si stava fingendo me. Ma il cuore di mamma ha preso il sopravvento».

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