venerdì,Aprile 19 2024

Omicidio Morfei, l’autopsia e gli assetti criminali a Dinami e dintorni

Manca da decenni un’operazione antimafia con epicentro tale porzione territoriale delle Preserre vibonesi a cavallo con la provincia di Reggio Calabria. Ecco i legami e gli assetti criminali della zona per come emersi dalle inchieste

Omicidio Morfei, l’autopsia e gli assetti criminali a Dinami e dintorni
Nel riquadro Alessandro Morfei
Nel riquadro la vittima, Alessandro Morfei

Sono due i colpi di fucile caricato a pallettoni esplosi in rapida successione all’indirizzo di Alessandro Morfei, il trentenne di Monsoreto di Dinami freddato in un agguato mentre si trovava venerdì scorso alla guida di un trattore in località Eremo di San Francesco. Il particolare emerge dall’esito dell’esame autoptico eseguito dal medico legale, Katiuscia Bisogni, incaricata dalla Procura di Vibo Valentia che sta coordinando le indagini portate avanti sul “campo” dai carabinieri della Stazione di Dinami, della Compagnia di Serra San Bruno e del comando provinciale di Vibo Valentia. Fatale ad Alessandro Morfei – deceduto in ospedale a Vibo Valentia dove è giunto sera di venerdì intorno alle ore 22 – la prima scarica di pallettoni che l’ha attinta alla schiena. Altri colpi sono stati invece rinvenuti nel torace della vittima, segno che chi ha aperto il fuoco, dopo essersi appostato, possa anche aver inseguito rapidamente Alessandro Morfei esplodendo in rapida successione la seconda scarica di fucile. [Continua in basso]

Le modalità dell’agguato fanno propendere per un omicidio di chiaro stampo mafioso, anche se al momento il caso viene seguito dalla Procura ordinaria di Vibo Valentia e non ancora dalla Dda di Catanzaro, competente per i delitti legati alla criminalità organizzata. Gli inquirenti, impegnati attraverso l’escussione di alcuni testimoni a ricostruire gli ultimi movimenti della vittima (soccorsa da alcuni familiari sopraggiunti in auto sul luogo dell’agguato e che hanno immediatamente provveduto a trasportare il ferito in ospedale a Vibo nel tentativo di strapparlo alla morte), non trascurano al momento alcuna pista.

Pietro Morfei

Conosciuto dalle forze dell’ordine per fatti legati agli stupefacenti, Alessandro Morfei porta un cognome “pesante”. Il padre Pietro Morfei, oltre ad essere emerso negli anni ’90 in indagini antimafia come l’operazione “Genesi” della Dda di Catanzaro e “Piano Verde” della Dda di Reggio Calabria, è stato infatti ucciso in un agguato il 17 luglio 1998 nella piazzetta di Monsoreto di Dinami. Pietro Morfei avrebbe pagato con la vita il furto di un motorino ai danni di un soggetto imparentato con i Ferrentino-Chindamo, esponenti di spicco dell’omonimo clan di Laureana di Borrello. Non viene trascurata dagli inquirenti neanche la figura di uno zio della vittima, l’omonimo Alessandro Morfei, scarcerato nel dicembre del 2014 dopo aver scontato 22 anni di reclusione per l’omicidio e la distruzione del cadavere di Giuseppe Russo, un giovane di Acquaro ucciso il 15 gennaio 1994 per aver intrapreso una relazione sentimentale con una cognata del boss Antonio Gallace che per tale fatto di sangue sta scontando l’ergastolo. Il 47enne Alessandro Morfei nel marzo scorso (dopo la scarcerazione per espiazione della pena in relazione al delitto Russo) ha tuttavia ottenuto anche la revoca della sorveglianza speciale ed i magistrati l’hanno ritenuto riabilitato.
Sebbene fatti lontani nel tempo – l’omicidio di Pietro Morfei e l’omicidio di Giuseppe Russo – che nulla potrebbero avere a che fare con l’omicidio di Alessandro Morfei, freddato venerdì sera a poche ore dal suo compleanno, tuttavia si tratta di avvenimenti che necessariamente dovranno essere riletti dagli inquirenti per avere contezza di alcuni legami e degli assetti criminali della zona. [Continua in basso]

Gli assetti mafiosi a Dinami e dintorni

Tale rilettura e le stesse modalità dell’omicidio di Alessandro Morfei potrebbero portare presto gli esiti delle indagini sui tavoli della Dda di Catanzaro che allo stato – stando alle ultime inchieste antimafia nella zona di Dinami – si trova “scoperta” giudiziariamente in ordine ad assetti ed evoluzione criminale in tale territorio a cavallo fra le province di Vibo Valentia e Reggio Calabria. Tralasciando alcune operazioni antidroga della Dda reggina che hanno lambito negli ultimi anni anche tali zone, l’operazione “Luce nei boschi” della Dda di Catanzaro – ormai del lontano 2012 e passata in giudicato – non ha toccato Dinami ma altre zone delle Preserre vibonesi con epicentro i territori di Gerocarne, Sorianello e Soriano Calabro. Vecchie operazioni della Dda di Reggio Calabria – come la storica “Piano Verde” – “disegnano” invece tali assetti mafiosi sul territorio: gli Zungrone a Dinami, i Morfei a Monsoreto di Dinami, i Tavella a Melicuccà di Dinami, gli Oppedisano nella vicina San Pietro di Caridà (con sconfinamenti di tale clan anche nella vicina Monsoreto), gli Albanese a Candidoni e gli storici Chindamo-Ferrentino e Lamari-D’Agostino-Cutellè a Laureana di Borrello. Manca da decenni, quindi, un’operazione antimafia che abbia come epicentro Dinami e dintorni.

Nessun legame con il ferito di Soriano

Poche ore prima del fatto di sangue avvenuto nelle campagne di Monsoreto di Dinami, venerdì scorso a Soriano Calabro si è consumato un brutale pestaggio in piazza ai danni di un giovane della vicina Sorianello il cui fratello negli scorsi anni è rimasto vittima di un omicidio ad oggi impunito. Nessun legame con l’omicidio di Alessandro Morfei, ma altro avvenimento che fa ben comprendere come molto lavoro resti fare per sottrarre intere zone del Vibonese al controllo della criminalità (organizzata o meno alle persone perbene del territorio – e sono la maggioranza – interessa davvero poco).

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