martedì,Aprile 16 2024

La Commissione parlamentare antimafia e le infiltrazioni nella politica e nell’economia del Vibonese

La relazione resa pubblica di recente fotografa la situazione nella città capoluogo e nella provincia: dall’emigrazione alla dispersione scolastica, dalla scarsa manutenzione delle strade alla riduzione dei servizi, dalle microimprese agli appalti sino ai tentacoli dei clan che condizionano lo sviluppo di un intero territorio

La Commissione parlamentare antimafia e le infiltrazioni nella politica e nell’economia del Vibonese
Nicola Morra

E’ un quadro a tinte fosche quello che viene fuori dall’ultima relazione della Commissione parlamentare antimafia – presieduta da Nicola Morra – appena pubblicata e che dà conto anche dell’esito della “missione” compiuta nel Vibonese nell’ottobre del 2020 e che tanto aveva “agitato” alcuni settori della politica locale e pure qualche sindaco che non aveva mancato di scagliarsi contro la stampa per aver dato conto delle attenzioni rivolte dall’organismo parlamentare e dal suo presidente nei confronti del proprio Comune. La disamina della situazione – a 360 gradi – copre anche tutto il 2021 e mette in luce sotto molteplici aspetti, non solo criminali, la situazione della provincia di Vibo Valentia e della città capoluogo. [Continua in basso]

La situazione socio economica della provincia di Vibo

Lavori sulla Trasversale delle Serre

La Commissione parlamentare antimafia dedica a tale aspetto un apposito paragrafo della sua relazione ed è impietosa sia con la ‘ndrangheta e sia nei confronti di buona parte della classe politica locale che ha portato il Vibonese agli ultimi posti d’Italia in quasi tutte le classifiche. Istituita nel 1992 ma effettivamente operativa dal 1995, la provincia di Vibo Valentia si estende in un territorio di circa 1.500 km quadrati e comprende 50 Comuni, tutti di piccole dimensioni. La popolazione complessiva è di circa 162.000 abitanti e solamente il capoluogo, Vibo Valentia, ha una popolazione superiore ai 10.000 abitanti; la gran parte dei Comuni ha una popolazione inferiore ai 5000 abitanti e molti di essi non raggiungono i mille abitanti. Elevato, anche in questo territorio, il tasso di emigrazione soprattutto della parte più giovane della popolazione, e il fenomeno della dispersione scolastica. Secondo quanto riferito dal prefetto, appaiono negative – evidenzia la relazione della Commissione parlamentare antimafia – le prospettive circa la permanenza delle scuole nei centri più piccoli, cui seguirà inesorabilmente l’eliminazione o, quantomeno, la riduzione dei servizi in essi ad oggi ancora esistenti. Trattasi di condizioni che costituiscono un tessuto favorevole per lo sviluppo della criminalità, soprattutto organizzata, rispetto alla quale la prima difesa è certamente apprestata dalla cultura e dalla scolarizzazione. Gli enti locali della provincia di Vibo Valentia sono afflitti da endemica carenza di personale e l’età media dei dipendenti è molto alta, mancando ogni forma di turn over. Molti di tali enti versano in situazione di ‘dissesto’ (stato che caratterizza anche il Comune capoluogo e caratterizzava la Provincia) o comunque di ‘predissesto’. Ne consegue la carenza delle infrastrutture, soprattutto viarie: vi è una sola strada statale, interrotta in due punti per le alluvioni, la ‘trasversale delle Serre’ è incompiuta ed in genere è scarsa la manutenzione delle strade, proprio in ragione dello stato di ‘dissesto’ della Provincia. Il rappresentante del Governo ha sottolineato come trattasi di territorio molto fragile anche dal punto di vista idrogeologico e ha fatto presente di avere aggiornato il piano della protezione civile”.

Il tessuto imprenditoriale

Un'immagine aerea di Parghelia

Il tessuto imprenditoriale è costituito pressoché esclusivamente da microimprese, operanti tutte nei settori tradizionali dell’agricoltura, dell’allevamento, del turismo o della trasformazione alimentare, non avendo l’economia vibonese vocazione industriale. Peraltro, è indicativo della situazione dell’economia nel territorio il fatto che vi sia l’indice più elevato di estinzione e nuova iscrizione delle micro imprese che vi operano. Vibo Valentia risulta tra le province più povere d’Italia: si colloca stabilmente agli ultimi posti nelle statistiche nazionali quanto a indici economici, servizi e qualità della vita e si connota per un tessuto economico fragile e per un elevatissimo tasso di disoccupazione; il reddito pro capite delle famiglie è estremamente basso. Il settore agricolo e quello turistico offrono, infatti, limitate opportunità di impiego in quanto la proprietà terriera è estremamente parcellizzata e il turismo è quasi esclusivamente legato alla stagione estiva lungo la fascia costiera. L’attività edilizia, un tempo tra i settori più attivi dell’economia locale, è oggi in notevole crisi e recessione. L’altissima percentuale di disoccupazione e l’elevato tasso percentuale (pari al 35%) di giovani che non studiano e non lavorano, rendono estremamente ampio il bacino cui la criminalità organizzata può attingere per reperire manovalanza e, più in genere, un sistema economico così povero e frammentato, costituisce terreno fertile per il suo espandersi e operare”. [Continua in basso]

Ordine pubblico e presenza della criminalità organizzata

La Prefettura di Vibo

Il prefetto di Vibo Valentia – evidenzia la Commissione parlamentare antimafia – ha segnalato le molteplici criticità del territorio, preoccupanti per la loro capacità di ingenerare tensioni sociali collettive e, dunque, di condizionare significativamente la situazione dell’ordine pubblico. Tra esse la chiusura definitiva della storica cementeria Italcementi, la paventata dismissione del sito di stoccaggio di prodotti petrolchimici Eni (motivata dalla necessità di delocalizzare i depositi costieri per l’elevato “rischio idrogeologico”), il dissesto finanziario di buona parte dei Comuni della provincia e della stessa amministrazione provinciale, foriero di ripercussioni negative sia sulla già grave situazione occupazionale, sia sulla qualità dei servizi pubblici offerti alla cittadinanza e, infine, la non ottimale gestione degli impianti idrici della provincia e il cronico malfunzionamento delle strutture sanitarie. L’insieme delle audizioni ha chiarito, tuttavia, come la principale criticità sia rappresentata, nella provincia di Vibo Valentia come nella restante parte del territorio della regione, dalla presenza radicata, capillare e pervasiva della criminalità organizzata. Il procuratore della Repubblica, dopo essersi soffermato sull’allarmante diffusione dell’utilizzo di armi e su una recrudescenza di atti violenti, in particolare di omicidi e tentati omicidi dovuti a motivi futili e da ricondurre a situazioni generiche di subcultura, ha sottolineato la forte incidenza della criminalità organizzata su tutti gli aspetti della vita sociale, economica ed amministrativa del territorio. I sodalizi criminali di stampo ‘ndranghetistico storicamente presenti nella città di Vibo Valentia e nella sua provincia, si contraddistinguono, infatti, sia per l’impiego di strumenti di pressione di tipo collusivo e corruttivo miranti a condizionare le strutture amministrative, sia per la loro spiccata impostazione imprenditoriale, che si manifesta nella conduzione delle più svariate attività illecite e nella loro crescente infiltrazione nelle attività economiche”.

Il condizionamento del clan Mancuso

Luigi Mancuso
Antonio Mancuso

I Mancuso – evidenzia la Commissione parlamentare antimafia – hanno acquisito una posizione di supremazia nella zona, interamente sottoposta al loro controllo grazie ad un patto di tipo federativo stipulato con le potenti cosche dei Piromalli di Gioia Tauro e dei Pesce di Rosarno, con le quali hanno instaurato solide alleanze e mantengono costanti collegamenti, dando vita ad un centro unitario di potere e controllo, il c.d. ʺMandamento tirrenicoʺ, in grado di prevalere sui numerosi altri sodalizi operanti sul territorio”.

Il sodalizio dei Mancuso ha, soprattutto, acquisito il pieno controllo delle attività economiche ed imprenditoriali del territorio e di esse si serve per il compimento di buona parte delle attività criminali al centro dei loro interessi: consumano estorsioni in danno di imprenditori e commercianti (in particolare nei comuni di Tropea e Ricadi e, comunque, su tutto il litorale), praticano nei loro confronti prestiti ad usura e si avvalgono del loro operare per una imponente attività di riciclaggio. Il settore nel quale è massima l’ingerenza dei “Mancuso”, attraverso lʹimposizione di ʺtangentiʺ, ʺfornitureʺ  e  ʺguardianieʺ  è quello turistico‐alberghiero, particolarmente sviluppato sul versante tirrenico con la presenza di villaggi e strutture ricettive. Il gruppo risulta, poi, sempre più presente con la sua forza di condizionamento nel settore degli appalti pubblici con l’aggiudicazione di subappalti nei settori dellʹedilizia privata e pubblica e nel campo ‐  estremamente redditizio per la previsione di finanziamenti regionali, statali ed europei   ‐ della c.d. energia pulita, segnatamente nella progettazione di parchi eolici e fotovoltaici, nonché di impianti a biomasse”. [Continua in basso]

L’infiltrazione nella politica e nella pubblica amministrazione

La capacità di infiltrazione del clan Mancuso e degli altri clan del Vibonese, oltre che nel mondo imprenditoriale, lo si avverte negli apparati politico‐amministrativi. “Anche le cosche operanti nella provincia di Vibo Valentia – rimarca la Commissione parlamentare antimafia – hanno quale principale elemento di forza, la capacità di infiltrarsi nella Pubblica Amministrazione, deviandone l’azione al soddisfacimento degli interessi della criminalità organizzata. La disamina degli interventi che hanno portato allo scioglimento di Comuni per infiltrazioni mafiose nella provincia vibonese conferma appieno tale assunto”. La Commissione parlamentare antimafia ricorda quindi i Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose dal 2016 in poi, da Tropea a Nicotera, da Briatico a Limbadi, da San Gregorio d’Ippona a Pizzo.

Dopo Rinascita Scott (dicembre 2019), tuttavia, la Prefettura di Vibo Valentia ha promosso l’azione di scioglimento solo degli organi elettivi del Comune di Soriano Calabro e anche per questo nei mesi scorsi si sono registrati duri interventi da parte del presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, per chiedere l’accesso agli atti – o quanto meno di accendere i “riflettori” – oltre che sul Comune capoluogo (Vibo Valentia) e la Provincia di Vibo, anche sui Comuni di Tropea, Capistrano, Briatico, Filadelfia, soprattutto alla luce di operazioni (e sentenze) antimafia come Imponimento. In tale contesto, la relazione della Commissione parlamentare antimafia non dimentica di ricordare che “sia il procuratore di Catanzaro che il procuratore di Vibo Valentia, nel corso delle rispettive audizioni, hanno rimarcato come nei territori in questione sia assai rilevante l’influenza di una parte della massoneria, il cui legame con la ‘ndrangheta è già emerso in diversi procedimenti penali”.

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