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Comune di Tropea e accesso agli atti, Pietropaolo e L’Andolina: «Incomprensibile il silenzio della Prefettura»

L’ex consigliere: «Mi sono dimesso dopo aver denunciato atti poco chiari, subendo intimidazioni». L’attuale esponente della minoranza incalza: «L’atteggiamento del prefetto rispetto alle richieste del presidente dell’Antimafia mi lascia perplesso. Morra va ascoltato»

Comune di Tropea e accesso agli atti, Pietropaolo e L’Andolina: «Incomprensibile il silenzio della Prefettura»
Da destra: L'Andolina, Macrì e Pietropaolo. In basso Morra e il prefetto Lulli
Massimo Cono Pietropaolo

«Da consigliere comunale in carica avevo chiesto la Commissione di accesso agli atti al Comune di Tropea. Dopo gli orrori commessi al cimitero avevo denunciato una serie di atti amministrativi per me poco chiari, ma non sono stato ascoltato percui ho preferito per la mia sicurezza personale dimettermi. Dopo essermi schierato contro la gestione dell’attuale amministrazione comunale, guidata dal sindaco Macrì, ho subito intimidazioni di ogni tipo soprattutto sui social. Pure io, come il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, non sono stato ascoltato. La Prefettura di Vibo Valentia può ancora dire la sua sulle scelte di questa amministrazione comunale».
E’ quanto dichiara l’ex consigliere comunale di Tropea, Massimo Cono Pietropaolo, rompendo il silenzio che la Prefettura ha fatto calare rispetto alla richiesta del presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra (e non solo), di voler inviare con urgenza una Commissione di accesso agli atti al Comune di Tropea al fine di accertare eventuali infiltrazioni mafiose nella vita dell’ente o condizionamenti della criminalità sull’operato degli amministratori, atteso che alcuni di loro (al pari di diversi impiegati comunali) figurano per stretti legami familiari con pregiudicati e già sorvegliati speciali di pubblica sicurezza nella precedente relazione vergata dalla stessa Prefettura e che ha portato nel 2016 allo scioglimento degli organi elettivi dell’ente per infiltrazioni mafiose (confermate dal Consiglio di Stato). [Continua in basso]

Il sindaco Macrì mentre premia Trecate

Il riferimento agli “orrori del cimitero” fatto dall’ex consigliere comunale Pietropaolo è chiaro e si riferisce all’inchiesta della Guardia di finanza che ha portato sul banco degli imputati Francesco Trecate, custode del cimitero ma soprattutto impiegato comunale premiato pubblicamente nel settembre 2020 dal sindaco di Tropea, Giovanni Macrì, per “abnegazione al lavoro” nonostante una richiesta di rinvio a giudizio  nei confronti dello stesso Trecate accusato di assenteismo e truffa ai danni del Comune.  Francesco Trecate è lo zio dell’attuale assessore comunale di Tropea, Greta Trecate, cugina quindi pure di altro imputato per i “fattacci” del cimitero: Salvatore Trecate, figlio di Francesco.

Da tenere in considerazione che l’inchiesta per gli orrori al cimitero con il custode Francesco Trecate, il figlio Salvatore ed altro indagato (Roberto Contartese) impegnati – secondo l’accusa – in disseppellimenti illeciti e nella distruzione di cadaveri (in alcuni casi distrutti e incendiati) è in buona parte ancora omissata – specie dopo le dichiarazioni (allegate alla stessa indagine) del testimone di giustizia Pietro Di Costa (sinora ritenuto pienamente attendibile in tutte le inchieste dove ha testimoniato) – e sul punto si aspettano da mesi le ulteriori conclusioni della Procura di Vibo, diretta dal procuratore Camillo Falvo, su possibili nuove ipotesi di reato nei confronti di altre persone. C’era per caso chi era stato informato su quando si stava consumando al cimitero di Tropea (stando pure alle dichiarazioni dell’avvocato Giuseppe Bordino) e non ha fatto nulla per scoperchiare il “pentolone”? O c’era semplicemente chi, in ogni caso (al di là degli aspetti penali o meno della vicenda), ha “dormito” invece di tenere gli occhi aperti su quanto accadeva al cimitero? [Continua in basso]

Massimo L’Andolina

Sulla necessità da parte del prefetto di Vibo, Roberta Lulli, di inviare in tempi rapidi una Commissione di accesso agli atti al Comune di Tropea ritorna – oltre a Massimo Cono Pietropaolo – anche il consigliere comunale di minoranza Massimo L’Andolina, che già il mese scorso si era espresso in tal senso. «Questo silenzio – dichiara alla Gazzetta L’Andolina – mi lascia quantomeno perplesso. Non dare seguito alla richiesta del senatore Morra, che non è l’ultimo della classe, di inviare una Commissione di accesso agli atti è incomprensibile. Il presidente non ha accusato nessuno. Ha solamente chiesto di spazzar via alcune “ombre” che aleggiano su palazzo Sant’Anna per alcune decisioni dell’amministrazione in carica. A mio modesto avviso solo una Commissione di accesso agli atti può chiarire in maniera inoppugnabile la correttezza di tutti gli atti prodotti dall’attuale Giunta. Legalità e trasparenza devono essere alla base della gestione della cosa pubblica. Tropea non è un Principato e certi appellativi fiabeschi mi fanno ridere. Nella realtà le cose sono ben diverse ed aspettiamo di capire se la Prefettura deciderà di intervenire. Sono fiducioso perché credo nelle istituzioni di uno Stato democratico come il nostro. Penso che il senatore Morra avrebbe meritato un trattamento diverso».

Nicola Morra e il prefetto Roberta Lulli

Ricordiamo che l’attuale presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, nelle scorse settimane ha mosso pubblicamente diversi rilievi sull’operato del Comune di Tropea. Oltre alle figure degli attuali amministratori comunali (chiamati in “causa” dal presidente dell’Antimafia il sindaco, il vicesindaco, due assessori ed un consigliere comunale cugino dei La Rosa) sono state sollevate anche altre questioni inerenti gli appalti al Porto, i concorsi e le stabilizzazioni al Comune. Argomenti sui quali l’opinione pubblica tutta,  – e non solo il presidente dell’Antimafia e due consiglieri comunali – aspetta risposte chiare e diverse dal silenzio da chi per legge è deputato al controllo sugli enti locali: la Prefettura.

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