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Maltempo nelle Marinate, Santoro (M5S): «Dopo decenni lavori e Piani urbanistici languono»

Per il capogruppo del Movimento 5 Stelle al Comune di Vibo Valentia «l’ennesima mareggiata ha distrutto quello che l’uomo non ha saputo realizzare in ossequio alla natura»

Maltempo nelle Marinate, Santoro (M5S): «Dopo decenni lavori e Piani urbanistici languono»
Una immagine del litorale colpito dalla mareggiata e, nel riquadro, Domenico Santoro
Domenico Santoro

Parla di ennesima mareggiata che «distrugge ciò che l’uomo non ha saputo costruire in ossequio alla natura». Il capogruppo consiliare del Movimento 5 Stelle al Comune di Vibo Valentia Domenico Santoro, commenta con evidente amarezza mista a forte disappunto quanto accaduto nella notte tra martedì e mercoledì scorsi sul litorale compreso tra Vibo Marina e Bivona, cosiddetto territori delle Marinate. La forte mareggiata, infatti, ha letteralmente devastato larghi tratti della costa provocando ingenti danni non solo al litorale stesso – a tratti risucchiato dal mare e riempito di detriti – ma anche a diversi lidi balneari. Senza dimenticare, poi, il pericolo rappresentato dal torrente “Antonucci” di Vibo Marina che attraversa parte del popoloso rione Pennello. Il torrente, infatti, con la foce insabbiata per il dislivello, non riesce a defluire e ad ogni mareggiata viene investito dalle acque, andando poi ad inondare strade e vie adiacenti. Le sue pendenze, infatti, sono al di sotto del livello del mare. Domenico Santoro, dunque, passa dal popoloso quartiere Pennello ai lidi balneari travolti, passando dal mancato allargamento dei sottopassi ferroviari e dal cambiamento climatico, fino a proporre alcune soluzioni sul che fare. Non mancando di puntare il dito contro gli amministratori, passati e presenti, che sanno solo «lamentarsi delle calamità». [Continua in basso]

Il rione Pennello di Vibo Marina

A parere del capogruppo del Movimento 5 Stelle «per troppe volte oramai gli amministratori locali si lamentano delle calamità naturali. In particolare, è ben risaputo che il povero e dimenticato quartiere Pennello di Vibo Marina sia sotto attacco sia dal mare che dalla montagna. Pertanto, fin dall’alluvione del lontano 2006 i lavori ed i Piani urbanistici erano previsti, ma dopo decenni languono ancora. Stante poi la situazione di tutti i torrenti, in particolare l’Antoniucci risulta essere quello più critico. Eppure – aggiunge Domenico Santoro – quanti progetti di barriere sommerse, di strade lungomare e di giochi per bambini insabbiati il Comune avrebbe dovuto fare con criterio. Ed, inoltre, quanti sottopassi ferroviari la Provincia di Vibo Valentia avrebbe dovuto allargare, ma che non ha fatto. Insomma, da tempo continuo a ripetere che il Piano di recupero del Pennello è la vera risoluzione, poiché con esso è possibile ipotizzare una cassa di compensazione lacunare, presso il laghetto del cementificio, che possa intercettare le acque di alcuni torrenti fra cui l’Antoniucci. Tutto ciò  – fa sapere sempre l’interessato – potrebbe essere realizzato unitamente alla Protezione civile».

Lidi balneari stravolti e distrutti

In riferimento ai lidi che insistono sul litorale siano stati travolti dalla furia del mare, a parere del consigliere di opposizione, risulta una normalità, poiché – ricorda – «per loro natura sono le costruzioni che devono essere effimere per legge, in quanto nella loro autorizzazione hanno l’obbligo della demolizione invernale. Pertanto, comprendo il danno economico e le forti difficoltà del momento, tuttavia non posso fare ameno di sottolineare che dovremmo anche noi cittadini lamentarci che non ci sia stato lasciato libero lo spazio pubblico più bello del litorale». [Continua in basso]

Le conseguenze del cambiamento climatico

Cambiamento climatico e sue ripercussioni: «Tutta la costa tirrenica solitamente viene investita dalle mareggiate – riferisce sempre il consigliere di opposizione -, ma a ben vedere è proprio questo territorio che è stato investito dalla “sindrome della prima fila”, con cui l’uomo ha costruito sempre più vicino al mare sperando in un intervento pubblico del tipo cementizio. Oggi occorre accettare che il cambiamento climatico dovrà apportare un nuovo approccio con la natura, in particolare occorre la consapevolezza che l’ingegneria del cemento non è affatto risolutiva. Lo dico anche da professionista architetto».

Cosa fare per il futuro

A conclusione del suo intervento, Domenico Santoro non manca di ricordare che la soluzione, o parte di essa, è rappresentata dal «dare seguito ai Piani urbanistici ed ai progetti che possano  – conclude il capogruppo pentastellato a Palazzo Luigi Razza – cambiare l’approccio con il territorio e la sua naturalità senza stravolgerla, ma anzi assecondarla».

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