Autobomba a Limbadi: l’esplosivo in mano al clan ed i nuovi equilibri mafiosi
Nel dicembre scorso l’attentato ad un’attività commerciale di Nicotera. I possibili legami ed il rischio di contrasti insanabili nella “famiglia” Mancuso
Indagini a tutto campo per far luce sull’autobomba costata la vita il 9 aprile scorso a Limbadi al 42enne Matteo Vinci. Se da un lato i carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia guidati dal maggiore Valerio Palmieri hanno raccolto le dichiarazioni-fiume di Rosaria Scarpulla, madre della vittima, e si accingono ad ascoltare Laura Sorbara, fidanzata di Matteo, dall’altro lato sono in corso analisi scientifiche sul tipo di esplosivo usato ed in tal senso alcune comparazioni potrebbero rivelarsi decisive per restringere il “cerchio” su mandanti ed esecutori dell’attentato. In particolare, sotto la “lente d’ingrandimento” degli investigatori potrebbero tornare utili gli attentati dinamitardi degli ultimi mesi nel territorio che abbraccia i comuni di Limbadi e Nicotera, ma anche altri paesi del Vibonese. E le sorprese in tal senso potrebbero non mancare. Capire il tipo di esplosivo usato per l’attentato a Limbadi, ma soprattutto verificare se il medesimo esplosivo sia stato usato in passato per altri attentati, diventa per gli inquirenti fondamentale al fine ottenere risposte a diversi interrogativi. Passati al “setaccio”, quindi, tutti gli attentati degli ultimi anni e degli ultimi mesi anche diretti ad attività commerciali. L’ultimo nella zona risale alla bomba che alle 4.15 del mattino del 17 dicembre scorso ha distrutto a Nicotera il negozio “Splendidi e Splendenti” inaugurato solo pochi giorni prima in via Luigi Razza, nel centro storico del paese. Anche in quel caso un attentato in grande stile con l’uso di esplosivo nel paese in cui da sempre il potere mafioso è retto e governato dal medesimo clan che regna a Limbadi: i Mancuso. Superata, in tal senso, potrebbe tuttavia essere la “geografia” criminale della zona per come sinora conosciuta, con un riassetto interno degli equilibri mafiosi in seno al medesimo clan.
Le ultime risultanze investigative (quelle confluite nell’inchiesta “Black money”, naufragata in sede processuale) davano Nicotera superiore in mano ad una frangia dei Mancuso, detti “’Mbrogghja”, mentre Nicotera Marina sarebbe stata in mano a Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”. Assetti mafiosi tuttavia in continua evoluzione come si evince da alcuni dati di fatto: l’allontanamento da Nicotera superiore del boss Pantaleone Mancuso, alias “l’Ingegnere”, catturato nell’agosto del 2014 al confine con l’Argentina, il ritorno in libertà nel luglio del 2012 del boss di Limbadi Luigi Mancuso (zio del primo) dopo 19 anni ininterrotti di detenzione, il ritorno in libertà anche dei fratelli Diego e Francesco, “Tabacco”, Mancuso (a loro volta fratelli di Pantaleone l’Ingegnere), la ricomparsa a Nicotera Superiore di Pantaleone Mancuso, detto “l’Ingegnere”, catturato al confine con il comune di Joppolo nel giugno dello scorso anno, lo stato di detenzione dal 2013 di Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”. Che l’autobomba di Limbadi rischi di innescare un conflitto anche all’interno dello stesso clan Mancuso è del resto un timore più che concreto e di questo ne sono consapevoli gli inquirenti, atteso che i contrasti fra le varie articolazioni della consorteria mafiosa (sfociati negli scorsi anni nel tentato omicidio di Francesco Mancuso ed in quello di Romana Mancuso, sorella di Luigi, Antonio, Giovanni e Michele Mancuso) non sono stati mai del tutto sanati. Ecco perché riuscire a capire se la “mano” che ha deciso di prendere di mira alcune attività commerciali con l’esplosivo sia la stessa che ha dato l’ordine di far saltare in aria Matteo Vinci diventa quanto mai importante. LEGGI ANCHE: Bomba nella notte a Nicotera, distrutto negozio Splendidi e Splendenti (FOTO/VIDEO)
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