“Rinascita”: tre gli impiegati del Tribunale di Vibo indagati
Uno arrestato, due a piede libero. Rivelazione di segreti d’ufficio, corruzione, concorso esterno in associazione mafiosa all’ombra del clan Lo Bianco
Tocca anche il palazzo di giustizia di Vibo Valentia l’inchiesta “Rinascita – Scott” della Dda di Catanzaro e dei carabinieri. Oltre infatti al coinvolgimento di Danilo Tripodi, 38 anni, di Vibo, assistente giudiziario arrestato con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari, falsità materiale in atti pubblici e abuso d’ufficio (di cui ci siamo già occupati: “Rinascita”: arrestato anche un assistente giudiziario del Tribunale di Vibo), nell’inchiesta sono indagate a piede libero altre due impiegate del Tribunale di Vibo Valentia. Si tratta di Domenica Brosio, 60 anni, di Vibo, e di Carmela Cariello, 69 anni, detta “Melina”, anche lei di Vibo Valentia.
Domenica Brosio è indagata del reato di concorso in rivelazione di segreti d’ufficio in concorso con l’avvocato Francesco Stilo (arrestato). In particolare, secondo l’accusa, Domenica Brosio “violando i doveri inerenti alle funzioni o al servizio e comunque abusando della sua qualità di impiegata ministeriale, con mansioni di commessa negli uffici giudiziari di Vibo Valentia” avrebbe illecitamente fornito informazioni, da lei acquisite durante l’attività lavorativa, affermando testualmente: “E’ vero che sono una commessa e sono l’ultimo gradino della scala,ma sono quella che sa manovrare le fila e tutto”. L’indagata, ad avviso degli inquirenti, avrebbe agito “con la consapevolezza dell’illiceità della sua condotta affermando: “Ed io controllo rischiando pure di perdere il posto, perché ci sono pure i provvedimenti disciplinari”. La contestazione è aggravata dalle finalità mafiose e copra un arco temporale che arriva sino al 27 settembre 2017. [Continua dopo la pubblicità]
Carmela Cariello (sezione Lavoro e Previdenza del Tribunale di Vibo) è invece indagata per i reati di concorso esterno in associazione mafiosa e concorso in corruzione in atti giudiziari con l’aggravante delle finalità mafiose. In particolare, Carmela Cariello “nellaqualità di operatrice giudiziaria del Tribunale di Vibo Valentia” è accusata di aver fornito uno “stabile contributo” alla vita del clan Lo Bianco, ponendosi “in diretto contatto con i vertici dell’organizzazione criminale per il tramite del marito Vincenzo Puntoriero, fungendo quale riferimento per il sodalizio nel fornire informazioni e nell’anticipare o posticipare a richiesta la trattazione delle pratiche – stravolgendo il normale ordine ad esse assegnate – che risultavano di interesse per gli esponenti della cosca Lo Bianco- Barba di Vibo Valentia. Vincenzo Puntoriero, 65 anni, detto “Enzo”, originario di Rosarno, residente a Vibo Valentia, è stato arrestato nel febbraio scorso dai carabinieri con l’accusa di estorsione aggravata ai danni di un imprenditore che stava eseguendo dei lavori per conto del Comune di Vibo (in concorso con elementi del clan Lo Bianco), ed è stato raggiunto anche dall’ordinanza di custodia cautelare per l’operazione “Rinascita-Scott” con l’accusa di associazione mafiosa.
Per quanto attiene l’accusa di corruzione in atti giudiziari, la Cariello è indagata con il marito Vincenzo Puntoriero e con il boss di Vibo Paolino Lo Bianco, 56 anni (arrestato per altri reati). Marito e moglie, secondo l’accusa, avrebbero stretto un accordo corruttivo in forza del quale avrebbero ottenuto la promessa di illecite regalie. Puntoriero, ritenuto organico al clan Lo Bianco, avrebbe così accresciuto il proprio prestigio all’interno della consorteria mafiosa, mentre Paolo Lo Bianco si sarebbe garantito – tramite Puntoriero – lo “stabile asservimento della Cariello agli interessi propri e della propria cosca, da realizzarsi attraverso l’impegno permanente a compiere od omettere una serie indeterminata di atti ricollegabili alla funzione esercitata, anche contrari ai doveri di ufficio, consistenti nel fornire informazioni e nell’anticipare o posticipare a richiesta la trattazione delle cause civili – stravolgendo – sostengono i magistrati – il normale ordine ad esse assegnate che risultavano di interesse per gli esponenti della cosca Lo Bianco”. Due in particolare le cause contestate e pendenti al Tribunale di Vibo dove l’accusa contesta alla Cariello di aver omesso “di seguire la regolare cronologia delle pratiche in trattazione e pertanto posticipando la trattazione delle ulteriori pratiche che sarebbero dovute essere trattate precedentemente”. Gli episodi contestati si sarebbero verificati fra il marzo ed il luglio del 2018.
Da ricordare che su Enzo Puntoriero (già titolare di un negozio di abbigliamento a Vibo) ha reso dichiarazioni anche il collaboratore di giustizia Andrea Mantella. Lo stesso viene ritenuto appartenente al clan Bellocco di Rosarno per poi trasferirsi a Vibo legandosi a Paolo Lo Bianco. occupandosi – secondo l’accusa – dei “reati di esercizio abusivo del credito, usura ed estorsione”.
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