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“Rinascita-Scott”: Giamborino e le minacce al neurologo Consoli

Il primario emerito dell’ospedale di Vibo indotto a non visitare un’anziana di Nicotera e certificare il suo stato di incapacità di intendere e volere

“Rinascita-Scott”: Giamborino e le minacce al neurologo Consoli
Domenico Consoli

C’è anche il primario emerito dell’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia, ovvero il noto neurologo Domenico Consoli, fra le parti lese dell’operazione “Rinascita-Scott” della Dda di Catanzaro e dei carabinieri. A Cristiano Gallone, 50 anni, di Nicotera, il fratello Pasquale Gallone, 60 anni, di Nicotera Marina e Giovanni Giamborino, 59 anni, di Piscopio (tutti arrestati) viene infatti contestato il reato di violenza privata, aggravata dal metodo mafioso, poiché al fine di evitare che il dottore Domenico Consoli svolgesse una visita medica nei confronti di Francesca Gerace, 81 anni, di Nicotera, su incarico dei parentidi quest’ultima, avrebbero rivolto minacce al neurologo. Giovanni Giamborino è infatti accusato di aver rivolto via telefono al dottore Consoli le seguenti espressioni: “Ma non è meglio che vi state a casa? Che vi costa a voi?”. In tal modo, ad avviso dei magistrati, l’8 marzo 2017 Giovanni Giamborino – anche attraverso l’eloquente evocazione della propria caratura criminale e dei collegamenti tra lo stesso e la cosca dei Mancuso – avrebbe costretto Domenico Consoli ad omettere il proprio intervento medico ed astenersi dall’incarico affidatogli dai parenti di Francesca Gerace, un’anziana possidente non più nel pieno delle proprie facoltà mentali nei confronti della quale il dottore Consoli doveva certificare lo stato di incapacità di intendere e volere.

Secondo la ricostruzione delgi inquirenti, la Gerace è legata da vincoli di parentela con la moglie di Cristiano Gallone, la quale è nipote dell’anziana signora. Effettuata l’opera di “persuasione” sul dottore Consoli, Giamborino telefonava a Pasquale Gallone (ore 17:00:07 del 08 marzo 2017) dicendo: “Tutto a posto, siete stato servito”.

La questione è strettamente legata ad assicurarsi, “da parte della moglie del Gallone e di Cristiano Gallone stesso, il patrimonio della Gerace che – sottolinea il gip distrettuale – avrebbe dovuto redigere testamento a favore di Annunziata Gerace. Di contro, altri nipoti dell’anziana donna, residenti a Roma, ugualmente desiderosi di carpire i beni della parente mortis causa, avevano interesse a far accertare il reale stato di capacità di intendere e di volere della Gerace.

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