martedì,Maggio 14 2024

“Rinascita”: il negozio degli Artusa a Vibo e la locazione estorta

Le “manovre” dei due fratelli per riaprire l’attività commerciale. Vittima anche l’ex comandante dei vigili Corigliano. I ruoli del gioielliere Tedeschi, di Giamborino, Ferrante e Razionale all’ombra di Luigi Mancuso

“Rinascita”: il negozio degli Artusa a Vibo e la locazione estorta
Corso Vittorio Emanuele III a Vibo
I fratelli Mario e Maurizio Artusa (arrestati)

Fa luce anche sui tentativi di estorsione (in alcuni casi consumata) che sarebbero stati messi in atto dai fratelli Artusa per riottenere la locazione degli immobili dove hanno sede le loro attività commerciali, l’operazione “Rinascita-Scott” della Dda di Catanzaro e dei carabinieri. La prima ipotesi delittuosa contestata vede indagati per estorsione i vibonesi Maurizio Artusa, 52 anni, Mario Artusa, 54 anni, Gianfranco Ferrante, 56 anni, Emanuele La Malfa, 33 anni, di Limbadi, Vittorio Tedeschi, 77 anni, gioielliere anche lui di Vibo Valentia. Secondo l’accusa, i primi quattro avrebbero contattato il gioielliere Vittorio Tedeschi affinché si facesse latore delle loro pretese estorsive da riferire, tramite Vittorio Brancia, alla titolare dell’immobile sito a Vibo Valentia in via Vittorio Emanuele III n. 14, di proprietà della famiglia De Riso Paparo. I soggetti indagati, ed interessati alla locazione dell’immobile per le attività commerciali degli Artusa, avrebbero quindi evocato i loro collegamenti con il boss di Limbadi Luigi Mancuso, tentando di costringere Anna De Riso Paparo non solo a stipulare un contratto di locazione da lei non voluto, ma anche a subire condizioni contrattuali deteriori rispetto a quelle da loro richieste (da 1.500 a mille euro) e, inoltre, peggiori rispetto a quelle offerte da altri potenziali contraenti. Il tentativo di estorsione (siamo nel novembre del 2015) non si verificava per la mancata presentazione, da parte dei fratelli Artusa, della fidejussione richiesta dai locatori.

il boss Saverio Razionale

Altra ipotesi di estorsione viene poi contestata a Mario Artusa in concorso con Francesco Iannello, 40 anni, di San Gregorio d’Ippona ed il boss Saverio Razionale. I tre avrebbero dissuaso Pasquale Trimboli dal prendere in locazione (siamo nel gennaio 2015) lo stesso immobile dei De Riso Paparo benchè le parti si fossero già messe d’accordo per la locazione.

Altra estorsione per lo stesso immobile da parte dei due Artusa e del boss di San Gregorio, Saverio Razionale, anche nei confronti di Marco Fiorillo che nell’agosto del 2016 aveva ottenuto la disponibilità dell’immobile e stava effettuando dei lavori.

Corigliano, Ferrante e i fratelli Artusa ripresi dai carabinieri

Infine, l’estorsione alla famiglia Corigliano ed in particolare all’ex comandante della polizia municipale di Vibo Valentia Domenico Corigliano. In questo caso, insieme ai due Artusa, a Gianfranco Ferrante (imprenditore del Cin Cn bar) ed a Saverio Razionale, è indagato pure Giovanni Giamborino di Piscopio. I Corigliano erano intenzionati alla vendita dell’immobile e non alla sua locazione. “I fratelli Artusa – ricostruisce la Dda – parallelamente alle trattative per rientrare in possesso dell’immobile di Lamezia Terme, sfruttavano il legame con Saverio Razionale e l’appoggio economico di Gianfranco Ferrante anche per riavere in locazione l’unità immobiliare – sempre da adibire a negozio di abbigliamento – sita a Vibo Valentia su corso Vittorio Emanuele III nr. 31/33, anch’essa un tempo riconducibile alla società A S.r.l. In data 30 ottobre 2014 veniva avviata la procedura fallimentare della predetta società con procedimento del Tribunale di Vibo Valentia – Sezione Fallimentare”. La curatela, insediatasi a seguito della procedura fallimentare, aveva preso in carico l’immobile – comprensivo di arredi – prima locato dai Corigliano agli Artusa per il loro negozio. In data 16 luglio 2015 l’immobile veniva riconsegnato ai proprietari (i Corigliano) per il tramite del loro legale.

Gianfranco Ferrante

In tale contesto, gli Artusa si mettevano a contrattare con il solo Domenico Corigliano. “Detta contrattazione veniva seguita e facilitata” da Giovanni Giamborino – spiega la Dda di Catanzaro –il quale, agendo su espresso mandato di Saverio Razionale e grazie allo storico rapporto di conoscenza che legava il proprio padre Giamborino Salvatore Giuseppe, detto Fiore, a Corigliano Domenicantonio, faceva da tramite tra le parti affinché si raggiungesse l’accordo finale, ovvero la locazione dei locali in favore degli Artusa. Lo stesso Giovanni Giamborino, d’altro canto, in più occasioni faceva chiaramente intendere che la sua opera di intermediazione non era tanto dettata dal rapporto che lo legava ai fratelli Artusa, ma conseguenza dell’esplicito “mandato” ricevuto da Saverio Razionale e dellagaranzia economica fornita da Gianfranco Ferrante, che, ancora una volta, fungeva da “cassiere” per gli investimenti delle cosche Mancuso e Razionale-Gasparro”.

il boss Luigi Mancuso

La “spendita” del nome di Saverio Razionale “costituisce quella carica intimidatoria utilizzata per vincere le iniziali resistenze del Corigliano che non intendeva più locare l’immobile agli Artusa, quanto, piuttosto, venderlo per ottenere una maggiore liquidità da dividere con gli altri fratelli/comproprietari”.

L’intervento di Saverio Razionale – attraverso Giamborino e Ferrante – avrebbe quindi costretto Domenicantonio Corigliano, non solo a cedere nuovamente in affitto il locale agli Artusa (diversi gli incontri fra Corigliano e Giamborino), pur conoscendoli come “cattivi pagatori”, ma a farlo alle condizioni più favorevoli per questi ultimi, a discapito degli interessi personali e dei propri familiari, comproprietari dell’immobile in questione.

In tale circostanza, il boss di Limbadi Luigi Mancuso non si sarebbe mai esposto direttamente in favore degli Artusa, “lasciando tuttavia che se ne occupassero direttamente gli altri affiliati, ovvero Giovanni Giamborino – come mediatore – Gianfranco Ferrante – per la parte economica – e Saverio Razionale , per l’aspetto più marcatamente intimidatorio, confermando ancora una volta il suo ruolo di vertice rispetto agli assetti criminali locali”.

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