
Dagli animali che parlano, alle 13 pietanze sulla tavola: l’Epifania è un mix di riti religiosi e tradizioni popolari, ecco quali in Calabria

Dagli animali che parlano, alle 13 pietanze sulla tavola: l’Epifania è un mix di riti religiosi e tradizioni popolari, ecco quali in Calabria

Dagli animali che parlano, alle 13 pietanze sulla tavola: l’Epifania è un mix di riti religiosi e tradizioni popolari, ecco quali in Calabria

Dagli animali che parlano, alle 13 pietanze sulla tavola: l’Epifania è un mix di riti religiosi e tradizioni popolari, ecco quali in Calabria

Dagli animali che parlano, alle 13 pietanze sulla tavola: l’Epifania è un mix di riti religiosi e tradizioni popolari, ecco quali in Calabria

Dagli animali che parlano, alle 13 pietanze sulla tavola: l’Epifania è un mix di riti religiosi e tradizioni popolari, ecco quali in Calabria
È un mix di sacro e profano, imperativi religiosi e riti pagani. Nel giorno dell’Epifania, anche in Calabria, le antiche leggende si fondono con le tradizioni popolari. La Befana vien di notte… ma la vecchina che vola a cavallo di una scopa portando doni ai bambini è solo l’evoluzione più “moderna” dell’Epifania, che affonda le radici in una storia lunga secoli. Ogni regione, poi, ha le sue credenze e tradizioni. Ecco quelle più diffuse in Calabria.

Le celebrazioni dell’Epifania affondano le radici nell’antica Roma e sono legate al culto della dea Diana, simbolo dell’abbondanza e della caccia. Si festeggiavano 12 giorni dopo il solstizio d’inverno, il 25 dicembre, giorno dedicato alla morte e rinascita della natura. La figura della dea, inizialmente diversa da quella che oggi conosciamo, venne associata a una vecchia strega nell’Alto Medioevo, quando la Chiesa cercava di sopprimere i rituali pagani. Nel contesto sacro, l’Epifania rappresenta l’arrivo dei Magi alla grotta della Natività, portando doni al bambino Gesù, da cui ha preso piede la tradizione di fare regali ai bambini. In Calabria, alcune usanze particolari legate alla Befana si concentrano su cibi tipici, che sono alla base di ogni festività nella regione, così come su musiche tradizionali e racconti magici che vengono ancora narrati.

Secondo una delle leggende calabresi, durante la notte della Befana, le fontane del paese non sgorgano acqua, ma olio. Un padre di famiglia, nella notte del 5 gennaio, si accorse di aver esaurito l’acqua in casa e si recò alla fontana con delle brocche per rifornirsi. Al suo risveglio, scoprì con stupore che le brocche contenevano olio anziché acqua. Una versione simile della leggenda racconta che nei fiumi scorrerebbe del vino fresco e chiaro. In entrambi i racconti, la magia è destinata solo a chi ha un cuore puro e senza malizia.

Durante la notte tra il 5 e il 6 gennaio, si crede che gli animali della casa, dai cani ai gatti, fino a maiali e mucche, possano iniziare a parlare e a giudicare i loro padroni, in base a come sono stati trattati durante l’anno. Per evitare di essere giudicati male, i padroni preparano abbondanti ciotole di cibo e acqua per gli animali, in modo che rimangano soddisfatti e non scappino. Secondo la leggenda, chi prova ad ascoltare ciò che gli animali dicono non avrà un buon destino, perché non sarà mai in grado di raccontarlo.

In Calabria, ogni festa è legata al cibo. La vigilia dell’Epifania è caratterizzata dalla tradizione di preparare 13 pietanze, dall’antipasto ai dolci finali, come noccioline, lupini e altri stuzzichini. Il numero 13 è simbolico, rappresentando i 12 apostoli più Cristo durante l’Ultima Cena. Inoltre, 13 sono i giorni che intercorrono tra il 25 dicembre, giorno della nascita di Gesù, e l’Epifania. Dopo il pasto, si lascia un posto a tavola per un ospite speciale. Un’altra leggenda suggerisce che in questa data le anime del Purgatorio ritornino sulla Terra per riabbracciare i propri cari, ed è per questo che si preparano 13 pietanze anche per loro.

La Strina è un’usanza ancora viva in molti paesi della Calabria, dove i “strinari” girano per le case, le piazze e le vie per portare canti di buon augurio. Questi canti simboleggiano la fine dell’anno vecchio e l’arrivo di quello nuovo, augurando prosperità e felicità. I “strinari” suonano strumenti tradizionali come la zampogna, il tamburello e le pepite, offrendo canzoni e melodie di buon auspicio. In cambio, spesso vengono ricompensati con cibo, dolci e vino, un gesto di reciproco scambio di doni e auguri.
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